- Aborto: il contributo dei volontari nei consultori è in linea con la 194
- Catalogna: festa di Sant Jordi e Giornata del libro in Italia
- Giornata delle Vocazioni, “Chiamati a seminare la speranza”: la testimonianza di Suor Angelita Guerriero
- Papa Francesco alle contemplative: la vostra vocazione alimenta il fuoco che dona calore alla Chiesa
- “Statua, e maternità che rappresenta, segno di contraddizione da ‘lapidare'”
- Iran-Israele, Patton: “attacco rimette sul tappeto la questione palestinese che richiede una soluzione politica”
Giorgio La Pira, in un testo inedito: “I due volti dell’Apocalisse. Eliminare l’atomica o saremo tutti eliminati globalmente”
Articoli collegati
- Corridoi umanitari: arrivati in Italia 97 rifugiati evacuati dai campi di detenzione della Libia
- 50 anni di Caritas. “Rinnovàti nell’impegno”: la raccolta di preghiere e poesie on line
- MESSINA E PROVINCIA – Mons. Guglielmo Giombanco nominato Vescovo di Patti da papa Francesco. Il messaggio di saluto ai componenti della sua “nuova famiglia”
In un tempo in cui si diffonde nel mondo la paura per il rischio che gli scambi di ripetute minacce di usare le armi atomiche, tra Kim Jong-un e Trump, possano far scatenare l’”Apocalisse” di un conflitto nucleare globale, le dichiarazioni ammonitrici di Giorgio La Pira colpiscono per l’impressionante attualità con cui ci giungono a distanza di tanti anni.
Sono numerosi e interessanti gli scritti e le opere del “Sindaco santo di Firenze”: notissimo personaggio di fama internazionale, che si definiva un “libero apostolo del Signore”. Messinese di adozione per aver vissuto da giovanissimo nella nostra città fino agli studi universitari; compagno e fraterno amico di Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti. Sono però tanti e di rilievo anche i suoi discorsi, le conferenze e varie dichiarazioni pronunciati in moltissime occasioni della sua vita professionale, politica e religiosa. Uno di questi interventi che qui riportiamo in sintesi, appare profetico e ben appropriato al momento presente.
“Il punto in cui siamo, da dove veniamo, è un punto interessante: è il punto dell’Apocalisse. L’Apocalisse ha due volti: il volto della distruzione totale e il volto della ricostruzione totale”. “Tutti i problemi, politici, culturali, spirituali, sono tutti legati a questa frontiera dell’Apocalisse. O finisce tutto, o comincia tutto. O eliminare l’atomica o saremo tutti quanti eliminati globalmente, in un contesto atomico”. È quanto afferma Giorgio La Pira in un testo inedito, parte della sbobinatura dell’ultimo incontro di La Pira a “La Vela” (13 agosto 1975), pubblicato recentemente.
Parlando ad oltre 100 giovani dai 17 anni in su partecipanti al campo-scuola al villaggio “La Vela” di Castiglione della Pescaia (Gr) con Pino Arpioni, La Pira evidenzia che “trent’anni dopo la prima atomica, che era di 0,0015 megatoni”, “il primo problema è l’atomica. Perché essa è veramente il problema della vita o della morte del genere umano e dello spazio”. “Che si è fatto in questi trent’anni?”, domanda il professore. “Abbiamo cercato di eliminarlo, di non pensarci, per non aver dubbi di coscienza. È come un debitore che ha molti debiti: cerca di non pensarci”. Secondo La Pira, “il nostro tempo, se voi lo analizzate culturalmente e spiritualmente” è “teso verso la pace universale, verso l’unità di tutti i popoli della terra, il disarmo inevitabile, e la contemplazione dei grandi misteri della Chiesa e della storia”. Se “voi ci riflettete – aggiunge – vedrete come c’è questo cammino sempre crescente, sempre verso un porto, il porto escatologico, che è il porto finale sulla terra, della fioritura del mondo”.
“Bisogna ridurre questo mondo a una unità”, ammonì La Pira: “Come un’unica famiglia che ha Dio per Padre. La Chiesa come orientatrice. E tutti noi per fratelli, senza distinzione di classe. Spinti da un’unica forza motrice”.
Profondità e concretezza di questa visione del mondo così realistica e centrata, mostrano il valore di un uomo di “grande caratura civile, politica e spirituale che contribuisce ad arricchire il patrimonio identitario, culturale e
religioso della nostra città”. Infatti, come molti forse non sanno, La Pira, da Pozzallo, dove era nato, venne giovanissimo a Messina dove visse fino al tempo degli studi universitari; ed è proprio dal contesto socio-culturale della città “post terremoto” che ricevette l’impronta di base che ne caratterizzò l’umanità, la religiosità e l’impegno politico e civile. A Messina avvenne anche la sua conversione, propiziata dalla sua frequentazione del Monastero di Montevergine, dove era entrata come postulante l’amata nipote Maria Angelino, e dove veniva seguito spiritualmente dal cappellano, mons. Luigi Bensaja. E fu sempre a Messina che divenne terziario domenicano, nella chiesa di S. Domenico.
Redazione, da Agenzia di informazione