Poesia, poesia, che dai parole all’anima e ali allo spirito. Ma è ancora possibile oggi?

Redazione1
di Redazione1 Aprile 15, 2021 23:07

Poesia, poesia, che dai parole all’anima e ali allo spirito. Ma è ancora possibile oggi?

Non sono molti, ma neppure pochi, quelli che amano gustare il piacere di attingere alla fonte pura della poesia, sia che abbiano il dono di esprimerla spontaneamente o di scoprirla in altri. Cosa non tanto facile a verificarsi. E dire che c’è chi afferma che siamo tutti poeti: “Italiani: un popolo di santi, poeti e navigatori”. E forse è vero: in tutti può accadere che emerga il bisogno di esprimere sentimenti segreti rimasti inespressi, oppure di dare forma comunicativa a moti interiori dell’anima unendo ethos e pathos con il logos, per cui viene voglia di essere poeti, rimanendo però il più spesso col solo desiderio di esserlo, e niente più.

In ogni caso, però, siamo tutti capaci di giovarci del soccorso della poesia di altri, purchè abbia il pregio di essere assonante col nostro modo di sentire interiore.

Ma al di là delle dissertazioni piuttosto astratte su un argomento che sconfina col sogno, con la fantasia, ed è solitamente metafora di irrealtà, desideri irraggiungibili, e affettività sofferente, ci preme piuttosto andare al sodo della domanda: ma parlare di poesia oggi ha un senso? Alcuni sostengono di si perché, dicono, la poesia è la musica della letteratura, la musica dell’anima, è il privilegiato veicolo che permette di esternare i moti interiori, anche se grevi, in forma piacevole, musicale, adatta ad esprimere in sintesi l’indicibile. Non solo, ma anche a formulare moti spirituali profondi di preghiera, di lode e comunione col Divino.

Tuttavia, non si può non riconoscere che trattandosi di un argomento riferito alla sfera dei sentimenti, dell’affettività, delle emozioni  e a quei moti dell’animo riconducibili a cose poco materialmente produttive, si impone il riproporsi dell’antico interrogativo: ma “la poesia ha ancora un valore? E’ ancora possibile oggi?”

Un quesito posto al centro di una riflessione fatta del poeta Eugenio Montale in occasione della cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Letteratura nel 1975,

quando ha messo l’accento su una questione che appare ancora attuale. E infatti viene subito da pensare come mai l’indescrivibile e soave espressione lirica dell’animo umano possa avere rilievo in un mondo in cui regna il “prosaico”, per di più pieno di rumori assordanti, angoscianti e deformanti.

Un mondo invaso da una diffusione incontrollata della comunicazione in ogni sua forma, spesso stridente. Per cui, in una società in cui si registrano tante parole dissennate, violente, dissacranti, oltre che tante angosce per il persistente sconvolgimento pandemico, e si è sempre più risucchiati nel dominio delle cose concrete e immediate, dove tutto è sempre di più alla portata di tutti, come fa ad esistere la poesia arte sublime, si, ma improduttiva e

di pochi? Abitiamo infatti una dimensione in cui prolifera la cultura generica e farlocca di massa col suo carattere effimero, fuorviante e fatiscente che appiattisce, illude e sminuisce tutto, come si vede spesso anche nei social media. Ebbene, in un mondo siffatto, come si fa a non nutrire seri dubbi che la poesia abbia ancora un senso? Né abbiamo la possibilità di soddisfare il desiderio di capire cos’è poesia, per dare almeno qualche risposta utile a cercare di capirne il significato, perchè sappiamo che non ci è dato entrare

nell’essenza della cosa: sarebbe come se si volesse rispondere a “che cos’è l’uomo?” o a “che

cos’è il mondo?”. Per cui ci troveremmo immediatamente in un miscuglio di definizioni, spiegazioni e significati, per cui è certamente molto più facile, se ci è concesso, gustare la poesia piuttosto che spiegarla.

Pertanto, paradossalmente, ha più senso pratico far proprio il detto: “Poesia, poesia, che dai parole all’anima, che fai sognare da svegli, sei come un salvagente a cui mi aggrappo”. E per di più, avendo indubbiamente la poesia il potere eccezionale di dare parole all’anima, ali allo spirito e rimedio al dolore interiorizzato, crediamo che sarebbe interessante cogliere il motivo, e il sottile piacere, di vederne pubblicata qualcuna di quelle che sanno di “opera d’arte”, allo scopo di gustarne forma musicalità e valore dei contenuti.

 

 

Anastasio Majolino

Redazione1
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