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Papa Francesco: in liturgia serve discrezione, silenzio e omelie corte, sono “sacramentali” non conferenze.
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E’ un richiamo risoluto quello che il Papa rivolge nel suo discorso ai partecipanti al corso del Pontificio Istituto Sant’Anselmo: discrezione, silenzio e omelie corte perché sono dei “sacramentali” e non delle conferenze. Così Francesco bacchetta i liturgisti ricordando che il “Maestro” delle cerimonie deve esserci ma non vedersi e che il chiasso in sagrestia prima delle celebrazioni distrae dalla realtà liturgica. (Acistampa)
Poi, parlando a braccio ai partecipanti al Corso internazionale di formazione per responsabili diocesani delle celebrazioni liturgiche sul tema in corso di svolgimento presso il Pontificio Istituto S. Anselmo dal 16 al 20 gennaio, dice che le omelie sono un disastro.
“La liturgia, precisa Francesco, non si possiede mai pienamente, non si impara come le nozioni, i mestieri, le competenze umane. Essa è l’arte prima della Chiesa, quella che la costituisce e la caratterizza”.
Il ministero del maestro è una diaconia, spiega il Papa e aggiunge: “dobbiamo avere sempre davanti agli occhi il bene delle comunità” non con una bella ritualità ma con forza e sapore per “condurre il popolo a Cristo e Cristo al popolo”
Il maestro, dice il Papa, insegna celebrando: “Il decoro, la semplicità e l’ordine si raggiungono quando tutti pian piano nel corso degli anni, frequentando il rito, celebrandolo, vivendolo, comprendono ciò che devono fare”. E quando il vescovo si reca in una parrocchia: “non serve fare una bella “parata” quando c’è il vescovo e poi tutto torna come prima. Il vostro compito non è disporre il rito di un giorno, ma proporre una liturgia che sia imitabile, con quegli adattamenti che la comunità può recepire per crescere nella vita liturgica. Così, pian piano, lo stile celebrativo della diocesi cresce”.
E aggiunge: “andare nelle parrocchie e non dire nulla di fronte a liturgie un po’ sciatte, trascurate, mal preparate, significa non aiutare le comunità, non accompagnarle. Invece con delicatezza, con spirito di fraternità, è bene aiutare i pastori a riflettere sulla liturgia, a prepararla con i fedeli”.
E qui il Papa aggiunge il problema delle omelie. E conclude con il silenzio: “è bella la fraternità, il salutarsi, ma è l’incontro con Gesù che dà senso al nostro incontrarci, al nostro ritrovarci. Dobbiamo riscoprire e valorizzare il silenzio!”
Infine il grazie del Papa all’ Istituto “per ciò che fate al servizio dell’attuazione della riforma, che i Padri conciliari ci hanno affidato. Impegniamoci tutti per proseguire l’opera buona che è stata avviata”.
Redazione da Ag. di inf.