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Santa Rita, Cascia. Card. Amato: “esorta i giovani a sperare nel futuro e a perdonare superando odio e violenza”
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“Il messaggio di santa Rita da Cascia è molteplice e incisivo. Come mamma, invita le coppie alla fedeltà e alla educazione cristiana dei figli; ai genitori raccomanda la coerenza nella fede e nella testimonianza; i giovani li esorta ad avere speranza nel futuro e a essere generosi nel perdono, superando la logica dell’odio e della violenza; agli ammalati annuncia il vangelo della fortezza e della serenità nel portare la croce quotidiana; alle consacrate raccomanda la fedeltà alla vocazione e la gioia della comunione; a tutti, ricorda la chiamata alla santità”. Lo ha affermato il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, nell’omelia che ha pronunciato a Cascia, in occasione della festa di santa Rita.
Il rito è stato concelebrato, alla presenza di moltissimi fedeli che hanno affollato il piazzale antistante il santuario, dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, dal segretario della Congregazione delle Cause dei santi, mons. Marcello Bartolucci, dal vescovo emerito di Orvieto-Todi, mons. Giovanni Scanavino, con altri sacerdoti. Presente una delegazione della città slovacca di Kosice quest’anno gemellata con Cascia nel nome di santa Rita e naturalmente le donne che hanno ricevuto il riconoscimento internazionale Santa Rita 2018. Le monache, custodi del corpo della santa, hanno assistito alla messa dal portone d’ingresso del monastero. Al termine della celebrazione, il card. Amato ha benedetto le rose e si è recato a rendere omaggio al corpo della santa. Nel pomeriggio, accompagnato da mons. Boccardo, ha poi fatto visita a Roccaporena, paese natale di santa Rita.
È una delle sante più popolari in Italia e nel mondo, viene invocata nei casi disperati, è chiamata la “Santa degli impossibili”. Il suo santuario a Cascia, in Umbria, è meta ogni anno di migliaia di pellegrini. Sono moltissimi i miracoli di cui è stata protagonista. Mistica agostiniana, prima di entrare nel monastero di Santa Maria Maddalena era sposata con un uomo violento, del quale sopportò con pazienza i suoi maltrattamenti, riconciliandolo con Dio. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù Crocifisso.
Rita, la “Paciera di Cristo” che entrò in monastero a porte chiuse, è donna simbolo di diffusione di pace di cui fu promotrice instancabile fin da piccola. L’iconografia l’ha immortalata in tanti miracoli di pace grazie alla sua intercessione, in particolare rappresentati negli ex voto. Il primo miracolo riguardò lei stessa: entrò a porte chiuse nella chiesa del monastero delle monache agostiniane di Santa Maria Maddalena, aiutata – racconta l’iconografia – dai suoi santi protettori. Nel monastero, il suo animo si aprì alla partecipazione del vissuto di Cristo Salvatore, del suo dolore, sino a riceverne una spina sulla fronte che portò per quindici anni.
Sotto il peso del dolore, a te, cara Santa Rita, io ricorro fiducioso di essere esaudito. Libera, ti prego, il mio povero cuore dalle angustie che l’opprimono e ridona la calma al mio spirito, ricolmo di affanni.
Tu che fosti prescelta da Dio per avvocata dei casi più disperati, impetrami la grazia che ardentemente ti chiedo [chiedere la grazia che si desidera].
Redazione da Ag. di I.