Gemma Galgani, la grande mistica che unì i suoi dolori alla Passione di Gesù

Redazione1
di Redazione1 Aprile 10, 2022 23:16

Gemma Galgani, la grande mistica che unì i suoi dolori alla Passione di Gesù

Richiamare la luminosa figura della mistica Gemma Galgani, nella ricorrenza del suo Dies Natalis, durante la celebrazione della Settimana Santa, è una concomitanza che rende più intensa l’adesione partecipativa del cristiano al Mistero della Passione e morte di Gesù Cristo. Una Santa che amò il Signore con un affetto unico e vibrante, unendo i propri dolori a quelli di Gesù nella Via Crucis.

Il ricordo di Gemma Galgani, la prima grande mistica e stimmatizzata del XX secolo, scomparsa all’età di appena venticinque anni, ci porta a “spalancare le porte al mondo della mistica e dell’Infinito di Dio”, perchè Gemma visse la Passione del Signore come Santa Veronica Giuliani e poche altre mistiche, con partecipazione, realismo ed intensa dedizione. “Ebbe dal Signore il dono delle stimmate che portò con fede e partecipazione all’evento pasquale. Non rifiutò nulla allo Sposo divino, accogliendo ciò che la vita le metteva di fronte”.

“Non le mancarono prove, sofferenze, dolori, malattie e l’accanimento del demonio che disturbava la santa, tanto da bruciarle anche le pagine dei libri di devozione”, ma nulla impedì, alla mistica, di procedere con decisione verso Dio. “La sua figura continua ad affascinare per la sua unica esperienza spirituale che ci ha permesso di conoscere la volontà di Dio”. Un’esperienza che ancor oggi può riscaldare il cuore e illuminare la nostra mente.

“L’amore di cui parla Gemma non è solo un’emozione, ma un Amore donato da Cristo attraverso la Sua Parola, e lei si fa talmente discepola da immedesimarsi in Lui”. Scrive nel suoi Diario: «Più volte ho domandato a Gesù che m’insegnasse Lui il vero modo di amarlo, e allora Gesù mi fece vedere la sue Santissime piaghe aperte». la Passione del Signore strada maestra per il cielo.

La Santa scrive nel suo diario di aver vissuto esperienze mistiche. Nel 1899 compaiono sulle mani, piedi e costato i segni delle stimmate. Gemma diceva di cadere in un’estasi dolorosa ogni giovedì, iniziando a sanguinare copiosamente fino al sabato mattina, quando le ferite si richiudevano da sole, lasciando solo dei piccoli segni.

Dagli scritti della mistica emerge un linguaggio semplice, povero, che permette, nonostante la estrema semplicità, di comprendere e rivivere la sua singolare esperienza con Gesù Cristo. “È per così dire, una teologa semplice, immediata e ricca d’umanità, priva di quei paroloni tanto cari ai Teologi”. Più volte la santa tentò di farsi religiosa, ma le sue condizioni di salute non lo permisero.

Gemma è stata una mistica tutta infuocata dall’amore di Gesù che le ha permesso di vivere una autentica passione. Dalle sue “Lettere” traspare tutto il suo sviscerato amore per il Cristo, amore che raramente si può trovare nella stessa intensità in altri santi. «Chi t’ha ucciso, Gesù» chiede Gemma. E risponde Gesù «L’amore».

Della santa resta l’Autobiografia, scritta per volere del proprio padre spirituale, il passionista Germano Ruoppolo che vide in lei il segno di Dio ed il Diario nel quale racconta la propria vita mistica, vissuta con profondità e passione. Nel testo si legge, con vibrante passione, il desiderio della mistica di patire e soffrire unita a Gesù: questo è il segno dell’amore, in quanto quel sentire, unì il suo cuore a quello del Cristo, rivivendone la dolorosa salita al Golgota.

Il 5 luglio 1898 Gemma Galgani pronuncia i voti, ricevendo – scrive nell’Autobiografia – ”molta consolazione  e gioia interiore”.  Professando i voti di povertà, castità ed obbedienza, visse la spiritualità passionista, mettendo la parola amore su ciò che si delineava nei propri giorni a presenza di Cristo, della Madonna, che la giovane chiama la Mamma celeste e dell’Angelo custode sono i compagni del vissuto della ragazza. Il demonio, spesso, la tenta la batte e la infastidisce, ma la Galgani ricorrendo all’Angelo custode e ed alla Madonna, sempre presenti nella sua vita, riesce a superare quanto le accade.

Oltre alle consolazioni spirituali, il suo cammino è segnato da moltissime prove interiori, come l’aridità spirituale ed altri momenti di buio, che le causano tristezza e difficoltà nella preghiera. Questo stato d’animo, molto doloroso, fu vissuto, anche, da altri mistici come Santa Teresa di Avila, che, negli scritti, ne richiama la presenza, ed è approfondito da Sant’Ignazio di Loyola che, nelle Regole su discernimento degli spiriti, offre dei consigli pratici per venirne fuori.

Ma è la gioia dell’amare il Cristo, che condusse Gemma Galgani sulle vette della mistica. Nulla si frappose fra Dio e la Santa: prove, tribolazioni, tentazioni, dolori, malattie, fastidi del demonio. La mistica, con perseveranza e forza, unì tutto ai dolori vissuti dal Cristo nella Passione. Questo ed altri segni confermano la bellezza di quest’anima. “Visse singolari doni mistici tra cui, oltre alle stimmate, l’estasi, la scrutazione del cuore, le locuzioni interiori, la corona di spine, la partecipazione  ai dolori della Passione, fino al supremo abbandono dell’agonia, coronato l’11 aprile 1903 – vigilia di Pasqua – dalla sua santa morte”.

Pio XI la beatificò nel 1933, mentre Pio XII la canonizzò il 2 maggio 1940. Da allora il suo  esempio splende sulla gloria degli altari, da cui la sua parvenza si fa presenza in coloro che si affidano alla sua intercessione presso il Padre.

Le sue spoglie riposano nel santuario-monastero delle Passioniste di Lucca.

 

 

 

 

Redazione da f. di inf.

 

 

 

 

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