Ucraina: Attacco russo terrificante, La vita nei rifugi e in fuga, Il nunzio apostolico di Kiev: “Il mio posto è qui”. Fiaccolata per la pace a Genova

Redazione1
di Redazione1 Marzo 4, 2022 23:41

Ucraina: Attacco russo terrificante, La vita nei rifugi e in fuga, Il nunzio apostolico di Kiev: “Il mio posto è qui”. Fiaccolata per la pace a Genova

Le notizie che si susseguono sull’attacco russo all’Ucraina sono sempre più terrificanti: le bombe colpiscono tutto e tutti, anche i civili, anche donne e bambini. A Kiev, ogni ora ci sono sirene che annunciano bombardamenti. La Federazione Russa sta attaccando l’Ucraina in tutte le direzioni contemporaneamente. La maggior parte degli ucraini trascorre la notte negli scantinati e nei rifugi. La situazione cambia molto rapidamente. “Da Kharkiv arrivano notizie terribili: le bombe colpiscono dappertutto senza alcun riguardo per i civili. Avevamo organizzato un pullman per far uscire le persone dalla città, soprattutto le famiglie, ma alla fine non si è presentato nessuno. Avevano troppa paura ad uscire”.

È Mira Milavec, operatrice di Caritas-Spes Ucraina, a fare “il punto” della situazione al Sir dalla città di Mukachevo. La cosa più spaventosa è che le truppe russe attaccano non solo le strutture militari, ma anche gli appartamenti, gli ospedali, le istituzioni educative. Secondo i dati della Caritas-Spes, dall’inizio dell’invasione militare russa dell’Ucraina, 2.040 civili sono rimasti feriti, 45 di loro sono bambini, 352 persone sono morte, fra cui 16 bambini. L’Unhcr ha segnalato 100.000 rifugiati in Ucraina e 10.000 ucraini stanno cercando di entrare in aree sicure attraverso i posti di blocco ai confini occidentali.

Migliaia di persone non potranno tornare nelle loro case perché bombardate e distrutte dalla guerra. Durante questi giorni di escalation militare, la Missione ha fornito assistenza a più di 2.000 sfollati all’interno dell’Ucraina, per lo più donne e bambini.

La gente scappa. Chi può, lascia le città più colpite dagli attacchi russi. Ma anche la fuga è complicata. Mancano cibo, acqua, pannolini. Al confine con la Polonia ci sono file chilometriche di macchine per attraversare la frontiera. A Leopoli la Caritas Spes ha organizzato pasti caldi per le persone in attesa di attraversare il confine con la Polonia. A Lutsk, la Caritas-Spes ha allestito un rifugio nel seminterrato della Cattedrale di Pietro e Paolo, raggiungibile da chiunque viva nel centro storico o nelle vicinanze, in quanto è uno dei luoghi più affidabili e sicuri.

In questa terribile situazione in cui dominano caos, angoscia e crescente numero di sfollati in fuga verso l’ovest, la nunziatura apostolica di Ucraina rimane a kiev. “Non siamo soltanto un’ambasciata. Io qui rappresento il Papa presso l’Ucraina, ma anche presso il popolo e presso le Chiese in Ucraina. Ho non soltanto il dovere, ma anche la possibilità di stare vicino alla gente. Quindi il mio posto è qui. Certo, se vedessimo che umanamente è impossibile restare, si porrà la questione ma per il momento se si riesce a stare qui, noi non ci muoviamo”. Raggiunto telefonicamente dal Sir è il nunzio apostolico in Ucraina mons. Visvaldas Kulbokas a dirlo.

“Mi trovo nella nunziatura a Kiev”, racconta. “Siamo in uno dei quartieri centrali della città. Siamo qui con due collaboratori e la comunità delle religiose che assistono la nunziatura. Abbiamo accumulato alcune scorte di viveri già prima dell’azione di guerra come la maggior parte degli abitanti di Kiev, anche se tanti non credevano che la situazione potesse precipitare in questo modo”. Avremo quindi per un po’ di tempo viveri e acqua, certo non per lunghissimo tempo.

Il problema della grave crisi umanitaria già si sta ponendo in modo pressante, e man mano con il passare dei giorni si estenderà a tutta la città di Kiev ma anche ad Kharkiv, Odessa, Mariupol, Kherson, dove la situazione è simile”. E purtroppo questo problema è destinato ad aggravarsi. Soprattutto per chi non ha potuto né avuto la forza di evacuare ed è rimasto. C’è preoccupazione anche per le partorienti. Ci sono tanti bambini nati nei rifugi sotterranei, senza alcuna assistenza specializzata. Il dramma è forte, e io qui rappresento il Papa presso l’Ucraina, ma anche presso il popolo e presso le Chiese in Ucraina. Ho non soltanto il dovere, ma anche la possibilità di stare vicino alla gente. Quindi il mio posto è qui.

Sì, e questo ha un significato molto forte anche per me. Perché stando qui, in qualche modo, possiamo sentire il dramma di chi soffre il fuoco delle armi, il freddo, il pericolo, le ferite e addirittura la morte. Ma possiamo anche percepire molto forte la solidarietà tra gli ucraini, di tutte le confessioni e religioni. C’è quindi tanta solidarietà e vedere questa unità è una esperienza bellissima e molto forte.

E’ come se fossimo, in questi giorni, la capitale spirituale del mondo dove si riunisce da una parte il dramma ma dall’altra anche la bellissima risposta dell’umanità. A questo si aggiunge poi una solidarietà molto forte che ci arriva dall’esterno, di chi prega per la pace, per noi che siamo qui. E di chi ci pensa, chi con il cuore si sente vicino a noi.

In Italia, manifestazioni di solidarietà e di preghiera per l’Ucraina si vanno svolgendo numerose, come a Genova dove, di recente, un corteo di centinaia di persone, con fiaccolata, si è snodato partendo simbolicamente dalla basilica di Santo Stefano, casa della comunità ucraina, alla piazza simbolo della città di Genova. La comunità ucraina, per bocca del cappellano padre Vitaliy Tarasenko, ha ringraziato la città di Genova per l’accoglienza e per lo sforzo che in questi giorni ha messo in campo per garantire la sicurezza e l’accoglienza dei profughi. In piazza De Ferrari si sono raccolte circa 1500 persone.

Al momento di preghiera hanno partecipato anche il Vescovo Ausiliare Mons. Nicolò Anselmi, il Coordinatore dell’ufficio diocesano Comunità etniche Mons. Piero Pigollo, il sindaco e il presidente della Regione.

 

 

 

 

Redazione da a. di inf.

 

 

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