Caritas italiana: Tanti i “nuovi poveri” per la pandemia, tra i più disagiati donne e giovani

Redazione1
di Redazione1 Maggio 22, 2021 22:49

Caritas italiana: Tanti i “nuovi poveri” per la pandemia, tra i più disagiati donne e giovani

Tra gli organismi che hanno come finalità dare aiuto a persone e comunità in situazioni di difficoltà, con il compito di tradurre questo aiuto in interventi concreti con carattere promozionale e ove possibile preventivo, la Caritas italiana della Chiesa Cattolica è in prima fila. Si tratta di un impegno costante che l’organismo pastorale della Chiesa svolge con lo scopo di animare le comunità ecclesiali al senso di carità verso il prossimo bisognoso di aiuto.  Attività che risulta ancora più preziosa e impellente in questi tempi di pandemia che hanno prodotto, tra i tanti disagi, un numero considerevole di “nuovi poveri”. 

Una persona su 4 (il 24,4%) che si è rivolta alle Caritas diocesane per chiedere aiuto tra settembre 2020 e marzo 2021 è stata classificata tra i “nuovi poveri”, pari ad un totale di 132.717 persone su 544.775 persone. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come sono la maggioranza gli italiani (57,8%). L’incidenza degli italiani tra i “nuovi poveri” è ancora più alta: il 60,4%. In aumento il disagio psico-sociale tra anziani e donne (77,4%), la povertà minorile (66,3%), il rinvio delle cure sanitarie non legate al Covid (66,8%), le violenze domestiche (51,1%). (Sir)

Che la pandemia avesse creato “nuovi poveri”, ossia persone che si sono avvicinate per la prima volta ai centri di ascolto o ai servizi delle Caritas diocesane in Italia era purtroppo già noto da tempo. Stavolta, con l’ultima rilevazione di Caritas italiana da settembre 2020 a marzo 2021, il dato assume contorni ancora più netti. Una persona su 4 (il 24,4%) che si è rivolta alle Caritas diocesane per chiedere aiuto in questo periodo è stato infatti classificata tra i “nuovi poveri”, pari ad un totale di 132.717 persone. Complessivamente, dal maggio 2020 ad oggi, in oltre un anno di pandemia, si sono rivolti alle Caritas 453.731 “nuovi poveri”. Nel periodo settembre/marzo le Caritas hanno invece accompagnato 544.775 persone. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come sono la maggioranza gli italiani (57,8%). L’incidenza degli italiani tra i “nuovi poveri” è ancora maggiore: il 60,4%. Uomini e donne sono in numero pari.

Il monitoraggio di Caritas italiana per indagare sugli effetti socio-economici della pandemia ha coinvolto 190 Caritas diocesane, pari all’87,1% del totale. I bisogni evidenziati, riguardanti soprattutto le donne e i giovani, sono: difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione femminile (93,2% delle Caritas); difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione giovanile (92,1%); persone/famiglie con difficoltà abitative (84,2%); povertà educativa – abbandono, ritardo scolastico, difficoltà a seguire le lezioni, ecc. – (80,5%); disagio psico-sociale dei giovani (80,5%). Anche altri fenomeni sono segnalati in aumento: il disagio psico-sociale degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77,4% delle Caritas), la povertà minorile (66,3%), la rinuncia/rinvio dell’assistenza sanitaria ordinaria, non legata al Covid (66,8%), le violenze domestiche (51,1%).

Le persone più frequentemente aiutate dalla Caritas sono state soprattutto: persone con impiego irregolare fermo a causa del Covid-19 (61,1%); lavoratori precari/intermittenti che non hanno potuto godere di ammortizzatori sociali (50%); lavoratori autonomi/stagionali, in attesa delle misure di sostegno (40,5%); lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga (35,8%).

I settori economici che hanno risentito maggiormente della crisi economica correlata al Covid sono stati soprattutto quelli della ristorazione, segnalati dal 94% delle Caritas, seguiti dal settore turistico-alberghiero (77,4%). La maggioranza assoluta segnala anche la difficoltà degli esercizi commerciali (64,2%) e delle attività culturali, artistiche e dello spettacolo (53,2%).

Le iniziative delle Caritas. Fondi speciali per il sostegno economico alle famiglie e alle piccole imprese in difficoltà, attività di orientamento e informazioni sulle misure assistenziali pubbliche, borse lavoro, percorsi formativi, distribuzione di pc e tablet e sostegno educativo a distanza, progetti e attività innovative. Sono queste le principali risposte messe in atto dalle Caritas diocesane che hanno risposto al monitoraggio.

Nel dettaglio: 149 diocesi (78,4%) hanno attivato dei Fondi specifici di sostegno economico alle famiglie in difficoltà; 140 diocesi (73,7%) hanno svolto attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali promosse dalle amministrazioni; 116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi specifici sul fronte del lavoro;  116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi nell’ambito educativo come la distribuzione di tablet/pc/connessioni/device a famiglie meno abbienti o scuole; acquisto libri e materiale scolastico; pagamento rette scolastiche/asili; pagamento mensa scolastica; sostegno educativo a distanza; aiuto per i compiti o la didattica a distanza, anche online; borse di studio per l’iscrizione all’università o per sostenere la frequenza delle scuole superiori; abbonamenti ai mezzi pubblici per gli studenti; progetti contro l’abbandono scolastico; sportelli di supporto psicologico, ecc. 61 diocesi

(32,1%) hanno attivato dei Fondi diocesani di sostegno economico alle piccole imprese.

Tra le attività innovative vi sono il sostegno ai giostrai, ai circensi, ai venditori ambulanti, le attività di recupero dei beni alimentari, nuove modalità di approccio alle persone senza dimora, ascolto a distanza, ambulatori e servizi di tipo sanitario.

Una fitta rete di solidarietà. Nel 2020 sono stati oltre 93 mila i volontari operanti nei 6.780 servizi della rete Caritas, insieme a 407 giovani del servizio civile.  Buona la collaborazione intra-ecclesiale: il 96,8% delle Caritas diocesane ha avuto rapporti stabili con le parrocchie, il 60% con il Volontariato Vincenziano, il 51,1% con gli scout dell’Agesci, il 42,1% con i Centri di aiuto alla vita, il 36,8% con le Acli.

 

 

 

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