Piazza Tiananmen, il giornalista cinese che ne ha raccontato il dramma ora è cattolico e vive in Italia

Redazione1
di Redazione1 Giugno 28, 2020 21:25

Piazza Tiananmen, il giornalista cinese che ne ha raccontato il dramma ora è cattolico e vive in Italia

Vivere in Cina non deve essere facile. Ne abbiamo avuto qualche conferma anche da notizie trapelate nel corso del recente tragico periodo pandemico che ci è toccato attraversare. Se poi si è cattolici, la vita non può non diventare ancora più difficile, e persino pericolosa. La concezione del regime dominante in quel Paese, infatti, è fondata su un’ideologia materialistica sostenuta da ateismo militante. Una rappresentazione probante di questa pesante realtà, ce la dà il racconto del giornalista che allora ha avuto il “grave torto” di fare un resoconto realistico del famoso massacro di piazza Tiananmen, come ci riferisce Angela Ambrogetti.

Dalù è praticamente in fuga dal quel giugno 1995. La conversione al cattolicesimo nel 2010 non ha semplificato la sua vita e alla fine dallo scorso settembre ha trovato rifugio nelle Marche anche grazie all’incontro con l’avvocato Luca Antonietti specializzato in studi internazionali alla università di Shanghai. Grazie a lui EWTN incontra a Roma Dalù. Oggi Dalù ha lo status di rifugiato politico in Italia.

Il giornalista ricorda quei giorni di giugno del 1995 e torna indietro ai primi segnali di rivolta contro il regime già a fine anni ’80: “Ero un giornalista e seguivo ciò che accadeva ogni giorno a Piazza Tiananmen. Ho anche partecipato alle manifestazioni di solidarietà tenute da tutti i giornalisti a Shanghai. Tutto è cambiato dopo il massacro del 4 giugno. A nessuno è permesso parlarne perché è stato ufficialmente deciso che si tratta di “incidente violento controrivoluzionario” e non un movimento pacifico e normale per la democrazia”.

Quello che alla fine ha veramente cambiato la vita di Dalù è la sua conversione: “Per caso, avevo ascoltato un coro della diocesi cattolica di Shanghai su un sito web per dei provini. Sono un amante della musica, quindi sono andato al provino e non mi aspettavo che sarei stato accettato. Questo coro è molto speciale, ogni volta prima delle prove c’è un sacerdote per parlare del Vangelo del giorno e i brani eseguiti sono tutti inni cattolici, molto toccanti. Ora so che è stata una chiamata dello Spirito Santo. Più tardi, dopo uno studio di sei mesi, ho capito il cattolicesimo. Sono stato battezzato e sono diventato cattolico ”.

Ma la vita per i cattolici non è facile in Cina, “un paese che sostiene l’ateismo. I cinesi sanno solo come mangiare, cosa indossare ed essere felici. Non sanno da dove vengono. Sappiamo dai nostri libri di testo della scuola primaria che discendiamo dalle scimmie, non sappiamo mai che siamo stati creati da Dio a sua immagine. Quindi è molto difficile per un credente sopravvivere in un ambiente come la Cina”. E aggiunge: “ Il vescovo Ma Daqin della diocesi cattolica di Shanghai non ha ancora recuperato la sua libertà. La situazione della Chiesa cattolica sotto la supervisione dell’Associazione patriottica non è cambiata fino ad ora. I cinesi non possono accedere liberamente al sito web del Vaticano e non possono richiedere liberamente altre informazioni relative alla fede. Bisogna cambiare questa situazione”.

Dalù rilegge alla luce della sua esperienza anche le recenti proteste ad Hong Kong: “I cinesi hanno bisogno di conoscere la verità sulle proteste e le manifestazioni a Hong Kong. Sfortunatamente, molte persone non lo sanno. Sono solo una delle poche persone che conoscono la verità e penso anche immediatamente al massacro di Piazza Tiananmen. Hong Kong è il faro della speranza per la democrazia in Cina Se questo faro cade e si spegne, la Cina entrerà in un’epoca buia”.

Nonostante le difficoltà per Dalù la scelta di vita è chiara e la spiega: “che si tratti dei cinesi o di persone provenienti da altre parti del mondo, ci troviamo di fronte a due scelte: quale mondo scegli di seguire? È il mondo terreno o ciò che il Signore ci ha detto: “il mondo in cielo”?”.

Una domanda che ci interroga tutti.

 

 

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