Forum Davos, Oxfam: 26 multimiliardari hanno quanto la metà del mondo. In Italia il 5% ha quanto il 90% dei più poveri. Papa e Giornata mondiale dei poveri

Redazione1
di Redazione1 Gennaio 23, 2019 00:34

Forum Davos, Oxfam: 26 multimiliardari hanno quanto la metà del mondo. In Italia il 5% ha quanto il 90% dei più poveri. Papa e Giornata mondiale dei poveri

Troppi poveri pochi super ricchi. La forbice tra i più ricchi e i poveri del pianeta si allarga sempre più. “Il sistema economico attuale consente solo a una ristretta élite di accumulare enormi fortune, mentre centinaia di milioni di persone lottano per la sopravvivenza con salari da fame“. la disuguaglianza desta seria preoccupazione anche in Italia. L’attuale sistema crea miseri e disuguali, offrendo lavori rischiosi, sotto-retribuiti e precari, abusando sistematicamente dei diritti di chi lavora.

Ad inizio del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos, Oxfam nel nuovo rapporto, “Bene pubblico o ricchezza privata?”, denuncia la “concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico”. A metà 2018, l’1% più ricco deteneva infatti poco meno della metà (47,2%) della ricchezza aggregata netta, contro un magro 0,4% assegnato alla metà più povera della popolazione mondiale, 3,8 miliardi di persone. In Italia il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva, nello stesso periodo, circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Il 5% più ricco degli italiani era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero.

A questo si aggiunge il fatto che “dopo una drastica diminuzione, tra il 1990 e il 2015, del numero di persone che vivono con un reddito di meno di 1,90 dollari al giorno, ad allarmare è il calo del 40% del tasso annuo di riduzione della povertà estrema. Un aumento della povertà estrema che colpisce in primis i contesti più vulnerabili del globo, come l’Africa subsahariana”.

Il report “rivela come il persistente divario tra ricchi e poveri comprometta i progressi nella lotta alla povertà, danneggi le nostre economie e alimenti la rabbia sociale in tutto il mondo. Lo studio mette inoltre in evidenza le responsabilità dei governi, in ritardo nell’adottare misure efficaci per contrastare questa galoppante disuguaglianza”. “Un sistema così disuguale da produrre un costo umano altissimo: il taglio di servizi essenziali come sanità e istruzione, fa sì che 262 milioni di bambini non possano andare a scuola e 10 mila persone ogni giorno muoiano perché non hanno accesso alle cure”.

La nuova “Giornata mondiale dei poveri”, istituita da Papa Francesco risponde dunque ad un’ispirazione pienamente sollecita della nostra storia concreta, passata, presente e futura. Ma, come e più di tutte le altre “Giornate” di cui è costellato il

calendario – sia ecclesiale che civile (con quelle numerose indette così di frequente dall’Onu o da varie associazioni) – non può che essere una evidenziazione ed uno stimolo perché tutto l’anno possa poi improntarsi ad una maggiore attenzione sul tema. E questo in modo speciale, che ci provoca e ci interroga sicuramente ogni giorno o in circostanze vicine e vicinissime o in situazioni, in misura diversa, lontane.
La prospettiva che ci propone il Papa, però, è – oltre a quella necessaria di una maggiore perequazione, di una ricerca costante della giustizia e di una pratica quotidiana  della carità, tanto più sulle orme del Vangelo – di un “incontro con i poveri”, nella convinzione che essi – come sanno quanti li frequentano davvero – possono insegnarci molto. I tanti (o pochi, in proporzione) anch’essi “poveri”, consapevoli della propria pochezza e desiderosi dunque di condividere con i “fratelli” il pane e non solo; né soltanto “per beneficenza”.Quanto mai opportuna una riflessione sull’atteggiamento, personale e comunitario – oltre che organizzativo -, nei riguardi dell’amplissima questione della “povertà”, in tutte le sue dimensioni e sfaccettature; anzi nei riguardi dei “poveri” come persone o famiglie che fanno pienamente parte di noi e che vanno soprattutto “incontrate” ancor prima e ancor più che “aiutate”.
I “Centri di ascolto” e le svariate altre strutture e iniziative, sorte o sviluppate attorno alla Caritas diocesana, sono strumenti di questo “incontro” che, nel tentativo di offrire anche soluzioni e prospettive di riscatto, devono far percepire la vicinanza della comunità e dei cristiani, impegnati in un dialogo di promozione reciproca. Missione non solo dei cristiani, certamente, ma di tutti gli “uomini di buona volontà”, ai quali pure Papa Francesco si rivolge esplicitamente poiché la “questione” riguarda tutti, universalmente, e tutti – ricchi e poveri – possono e devono dare il proprio contributo.

 

 

Redazione da Ag. di I.

 

 

 

 

 

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