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Giorno della Memoria, Mattarella: “Gli orrori della Shoah replicati nella strage del 7 ottobre”. “Angoscia per ostaggi Hamas e civili a Gaza”
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Nel Giorno della Memoria, in ricordo dell’orrenda strage di milioni di ebrei, Il severo intervento del Presidente della Repubblica: “Un ritorno di antisemitismo, che si osserva oggi nel mondo, ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah. (Sir)
Siamo convinti, ha proseguito Mattarella, che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi”. “Il sogno di una pace, sancita dal reciproco riconoscimento e rispetto delle tre religioni monoteiste figlie di Abramo, appare lontano – forse come non è mai stato in tempi recenti – ma resta l’orizzonte necessario di un riscatto di questa parte del mondo, e non soltanto di questa”, ha aggiunto.
Poi, il presidente Mattarella ha ribadito che “coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato”. “Sentiamo crescere in noi, di giorno in giorno, l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas. L’angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini”. Quindi, il capo dello Stato si è soffermato sull’”irrinunziabile rispetto dei diritti umani di ciascuno, ovunque”. “E anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio”. “Guardiamo a Israele come Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e di valori – ha concluso -. Siamo e saremo sempre impegnati per la sua sicurezza”.
Nel corso di un incontro avvenuto a Tel Aviv, promosso dall’American Jewish Committee (Ajc), la dolorosa testimonianza di alcuni familiari dei 136 ostaggi ancora in mano ad Hamas: “Viviamo in un incubo senza fine – dicono – la lezione dell’Olocausto, ‘Mai più’, non è stata compresa, perché sta accadendo di nuovo sotto gli occhi del mondo”. La campagna “Riportiamoli a casa adesso” va avanti tra attesa, speranza, angoscia e paura.
Parole pronunciate lentamente, scandite quasi lettera per lettera, perché siano comprese da tutti, soprattutto da chi deve fare anche l’impossibile – Governo, Comunità internazionale, diplomazia e agenzie umanitarie – per “riportare a casa adesso” i 136 ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre scorso da Hamas e ancora nelle mani dei terroristi.
“Riportiamoli a casa adesso” (Bring them home now!) è anche lo slogan che si legge inciso, in inglese e ebraico, nelle piastrine militari indossate al collo dalle famiglie degli ostaggi e che campeggia su striscioni e manifesti appesi in quella che tutti a Tel Aviv conoscono con il nome di Piazza degli Ostaggi. Un megaschermo situato proprio all’ingresso della piazza conta giorni, ore, minuti e secondi della prigionia degli ostaggi.
Dentro un grande tendone gruppi di persone cantano e pregano di continuo per la loro liberazione. E per non dimenticarli, in mezzo alla piazza è stata anche allestita una lunga tavola apparecchiata, da un lato con piatti, posate bicchieri e fiori e dall’altro con resti di cibo e acqua sporca per indicare le drammatiche condizioni in cui versano nei tunnel di Gaza.
Redazione da Ag. di inf.