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Teresa d’Avila, la grande mistica carmelitana in costante ricerca dell’incontro con Dio
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La ricorrenza della solennità liturgica con cui si onora S. Teresa d’Avila è sempre un richiamo celebrativo forte. Ci introduce subito, in profondità, nel mondo affascinante dell’esperienza contemplativa cristiana femminile. Lo fa attraverso il vissuto di una delle più grandi mistiche ascesa al sommo della gloria mondiale per il fulgore della sua santità. Donna di grande energia spirituale e di eccezionali doti intellettuali e umane, espresse in varie forme: tutte però convogliate da Teresa, con profonda sapienza naturale e ispirata, a favore dell’incontro immediato con la Divinità.
Fu la prima donna a divenire Dottore della Chiesa. Titolo che fu il riconoscimento del “prezioso insegnamento che Dio ci ha trasmesso attraverso i suoi scritti”. Così, a suo tempo, Papa Francesco al vescovo di Ávila in occasione dei 50 anni dal conferimento del Dottorato a Santa Teresa d’Ávila avvenuto nel 1970. Un’anima che “ha saputo intuire le ragioni del cuore e dare parola al sentire interiore” soprattutto con l’Autobiografia o Libro della vita.
A solo vent’anni, Teresa entrò nel Carmelo di Ávila a seguito di un tormentoso travaglio interiore. A 21 anni venne nominata Carmelitana del Monastero dell’Incarnazione di Ávila. Si dedicò, con fervore, a riformare l’Ordine dei Carmelitani, dando origine all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Scrisse numerose opere mediante le quali spiegò sia le basi della sua dottrina di origine mistica e spirituale che gli ideali della sua riforma.
Nell’agosto del 1562 Teresa d’Ávila fondò il suo primo Monastero dedicandolo a San Giuseppe, che divenne la prima sede delle monache carmelitane scalze. Qui le religiose vivevano secondo i principi degli antichi monaci del Monte Carmelo ed in totale clausura. Fino al 1582, Santa Teresa d’Ávila continuò a fondare altri monasteri su tutto il territorio spagnolo.
A distanza di cinque secoli, “la fiamma che Gesù ha acceso in Teresa continua a brillare in questo mondo sempre più bisognoso di testimoni coraggiosi, capaci di abbattere qualsiasi muro, sia esso fisico, esistenziale o culturale”.
La Santa d’Ávila parla ancora oggi grazie ai suoi scritti; il suo messaggio e il suo esempio sono per tutti, ha detto ancora Francesco, “per chi sente la chiamata alla vita religiosa”, ma anche “per tutti coloro che desiderano progredire sulla via della purificazione da ogni mondanità, che porta all’unione, alle alte dimore del ‘castello interiore’”, come chiamava Teresa la condizione dell’anima abitata da “Sua Maestà”. Una realtà esistenziale che nella vita della santa d’Avila ha avuto un posto di grande rilievo: quale cammino verso l’Assoluto da parte di un’anima che “ha saputo intuire le ragioni del cuore e dare parola al sentire interiore”.
Tra i doni mistici che caratterizzarono la sua vita di religiosa contemplativa, ci furono i fenomeni delle stigmate, dell’odore di santità e soprattutto l’esperienza della levitazione. E’ la stessa santa che, nell’autobiografia, parla di quest’ultima manifestazione che avveniva nel corso dei suoi prodigiosi “rapimenti”.
“Averla come amica – è l’indicazione – compagna e guida nel nostro pellegrinaggio terreno, conferisce sicurezza e tranquillità”. In fine va sottolineata la grande devozione di Teresa per San Giuseppe, con l’incoraggiamento a continuare ad approfondirne il messaggio e l’insegnamento.
In un capitolo del suo libro si legge: “Durante questi rapimenti, sembra che l’anima non sia più nel corpo, tanto che questo, sensibilmente, sente che viene a mancare il calore naturale e a poco a poco si raffredda, anche se con grandissima soavità e diletto. Qui non c’’è alcun rimedio per resistere (….) anzi spesso, prevenendo ogni pensiero e ogni possibile cooperazione, viene un impeto tanto rapido e forte che vedete e sentite sollevarsi questa nube, e questa potente aquila prendervi sulle ali”.
A.M.