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Risveglio della mistica. Contemplativi: “essere Parola che si fa preghiera e intimità con Dio”
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In tempi come quelli attuali, attraversati da emergenze critiche di varia natura, tra cui risaltano quelle globali, pandemica ed economica, si ha la percezione di vivere un momento di crisi generale che non risparmia neppure la Chiesa cattolica. La quale da tempo accusa difficoltà di governo e una crisi di vocazioni inarrestabile e costante che, secondo attenti osservatori, appare anzitutto come una decadenza antropologica: un impoverimento che non è solo un effetto inerente all’essenza del sistema, ma anche di un’intera società destinata a subire le perturbazioni esistenziali dovuti alle sabbie mobili di un presente difficile e di un futuro alquanto incerto e nebuloso.
C’è da considerare, dunque, che certe risorse spirituali provenienti dalla Chiesa, dalla religione, dai luoghi sacri, quali fonti di energie spirituali fattive dell’esperienza cristiana si sono indebolite, sminuendo così “il senso più profondo e veritiero dell’esistenza umana: il senso ultimo, ‘senso dei sensi’, che parla di valori infiniti”.
Queste realtà spirituali, pertanto, pur custodendo il loro fondamento patrimoniale perenne e incrollabile appaiono sminuite, se non fossilizzate, per via del modo con cui le verità di cui sono portatrici vengono presentate mediante linguaggi, riti, dottrine e prassi disciplinari. Per cui, acuti osservatori le vedono come Istituzioni praticamente aggrappate al passato, che non rinnovano le modalità di trasmissione del loro messaggio, così che, nonostante continuino ad essere sorgenti importanti e insostituibili, sembrano esserlo piuttosto di acque stagnanti.
Ora però, in questo quadro generale alquanto opaco, in controtendenza all’inarrestabile calo delle vocazioni sacerdotali, si rileva un segnale di segno opposto: un incremento del numero delle postulanti e delle aspiranti negli ordini contemplativi, verificatosi negli ultimi anni.
Un fenomeno che sta anche ad indicare, come affermano i maestri di spiritualità, un misterioso risveglio della mistica nel mondo postmoderno; e che nella Chiesa testimonia l’importanza dei contemplativi, incessantemente in ascolto della Parola e da essa quotidianamente rigenerati. Una realtà fondamentale che “rende la Chiesa, seppure rivolta al mondo e pienamente inserita in esso, sempre addossata al ‘deserto’. Condizione necessaria perché il dialogo amoroso tra la Chiesa e il suo Sposo, al quale alcuni sono votati in modo esclusivo, è la sola cosa che le garantisca l’autenticità del suo messaggio”.
Perciò l’ascolto assiduo della parola di Dio, nella liturgia celebrata in comune o in quella privata, è ormai divenuta “l’occupazione principale del contemplativo, la sorgente alla quale egli alimenta la sua preghiera. Parola ascoltata, amorosamente ruminata, pazientemente assimilata, e che finisce per ripercuotersi in azione di grazie, in lode e intercessione, a volte anche in condivisione con quelli che vengono a richiedergli una parola. Il contemplativo è la Parola divenuta preghiera, afferma Andrè Louf”. E ad esse si accompagnano le altre forme da cui è costellata la strada dell’ascesi: il digiuno, le veglie, la solitudine, il silenzio.
E’ quanto fa dire a Eckhart: “Un maestro di vita vale più di mille maestri di dottrina. I mistici sono pionieri che si sono collocati in prima linea, cercando, aprendo, percorrendo a fondo, con grande gioia ed enorme sforzo, un cammino sicuro attraverso cui addentrarsi nell’esperienza del mistero nascosto e folgorante che è Dio”.
E sull’importanza che hanno oggi i contemplativi nella Chiesa, Papa Francesco afferma: “Nella contemplazione amorosa, tipica della preghiera più intima, non servono tante parole: basta uno sguardo. Contemplare è un modo di essere, è “respiro” e relazione con Dio”. “Nella contemplazione amorosa, tipica della preghiera più intima, non servono tante parole: basta uno sguardo, basta essere convinti che la nostra vita è circondata da un amore grande e fedele da cui nulla ci potrà mai separare, la dimensione contemplativa dell’essere umano è un po’ come il sale della vita – prosegue il Papa – in Gesù e nel Vangelo non c’è contrapposizione tra contemplazione e azione. La vita cristiana e la vita mistica non si differenziano per le realtà sperimentate, bensì per il modo di sperimentarle”.
“Molti, in questo periodo, riscoprono la preghiera, si accorgono della presenza dei monasteri, contattano le fraternità di contemplative, le frequentano, chiedono di pregare con loro o di essere ascoltati. Sentono il bisogno non solo di chiedere la loro intercessione orante, perché il Signore ponga fine alla pandemia, ma sentono la necessità di aprirsi personalmente a Lui”.
“C’è un’unica grande chiamata nel Vangelo, ed è quella a seguire Gesù sulla via dell’amore”, sottolinea il Papa, questo è l’apice e il centro di tutto. In questo senso, carità e contemplazione sono sinonimi, dicono la medesima cosa”.
A.M.