La Chiesa che soffre: la persecuzione anticristiana nel mondo si diffonde nell’indifferenza generale

Redazione1
di Redazione1 Agosto 20, 2020 19:34

La Chiesa che soffre: la persecuzione anticristiana nel mondo si diffonde nell’indifferenza generale

I quasi 300 milioni di cristiani perseguitati nel mondo continuano ad essere il gruppo religioso più sottoposto a violazioni di diritti umani, soprusi e violenze che continuano a diffondersi assumendo forme diverse. È quanto emerge dalle aggiornate edizioni del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), in cui si mette in luce un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati. Sono 38 i Paesi identificati come teatro di “gravi o estreme violazioni”. Tra questi, 21 vengono classificati come Paesi di persecuzione. In particolare, in Vietnam del nord, India e Cina, si riscontra l’esasperazione del precedente nazionalismo ostile nei confronti dei gruppi religiosi, di cui ci riferisce Anna Bono di ”La Nuova Bussola Quotidiana”.

A Hué, provincia del Vietnam centrale (regime comunista), i monaci del monastero di Thien An e i fedeli che lo frequentano continuano a subire attacchi e intimidazioni da parte di teppisti e rappresentanti del governo locale, che agiscono allo scopo di cacciarli dalla proprietà e dai 110 ettari di foresta che la circondano, racconta la Bono. Più volte nel corso degli anni sono stati appiccati degli incendi che in alcuni casi hanno lambito il monastero. Altre volte si è trattato di aggressioni vere e proprie, a mano armata, e di atti vandalici compiuti anche da poliziotti in borghese e picchiatori assoldati dalle autorità di Hué, è la denuncia.

Uno degli episodi più gravi si è verificato nel giugno del 2017. Un centinaio di persone hanno fatto irruzione nei terreni del monastero armati di seghe metalliche, sbarre e bastoni e, gridando frasi blasfeme, hanno abbattuto una grande croce, prosegue il racconto. Hanno quindi malmenato i monaci e i fedeli sopraggiunti per rimettere la croce al suo posto e per proteggere una statua di Gesù che si trovava poco lontano. La croce e la statua erano state distrutte nel 2015 e nel 2016, ma monaci e fedeli ogni volta le avevano ricostruite. Si tratta non solo di intolleranza religiosa alimentata dall’ideologia comunista, ma anche di interessi economici e speculazioni edilizie.

Le aree incendiate vengono requisite dal governo e vendute. Dal 7 agosto decine di persone hanno invaso una parte della proprietà nota come “collina della Croce” gridando slogan e lanciando volantini con frasi sprezzanti nei confronti dei monaci e dello spirito cristiano del monastero, è il doloroso racconto. Il 13 agosto hanno raggiunto un’area, l’hanno recintata con filo spinato e se ne sono impossessate. Padre André Trông Nguyễn Văn Tâm, superiore della comunità – riferisce l’agenzia AsiaNews – ha chiesto al governo locale “di comportarsi in modo civile e di rispettare il diritto alla libertà religiosa, difeso anche dalle leggi del Vietnam”. I fedeli delle parrocchie servite dai monaci di Thien An sostengono che sono le stesse autorità provinciali a istigare polizia e teppisti contro il monastero.

Un allarmante aumento delle violenze ai cristiani si registra anche In India (nazionalismo indù). Lo segnala L’organizzazione indiana interconfessionale Persecution Relief, che ha pubblicato il 28 luglio un rapporto con il quale denuncia un sensibile aumento delle violenze nei confronti dei cristiani nei primi sei mesi del 2020, riferisce Anna Bono. In questo periodo l’organizzazione ha registrato 293 episodi di violenza, 40,87 per cento in più rispetto ai primi sei mesi del 2019: aggressioni fisiche, intimidazioni, danni alle proprietà, discriminazioni, prepotenze come ad esempio l’accesso negato all’acqua potabile. Tra gli episodi più gravi si contano cinque stupri e sei omicidi, questi ultimi commessi in tre stati: Jharkhand, Orissa e Chhattisgarh.

Nella maggior parte dei casi gli autori delle violenze sono membri o sostenitori del partito di governo, il BJP, sono induisti e affermano la supremazia indù. “Le persecuzioni ai cristiani sono diventate frequenti – spiega Shibu Thomas, il fondatore di Persecution Relief – gli induisti si oppongono ai cristiani e all’attività missionaria”. Da quando il partito nazionalista indù BJP è al governo della federazione e di molti stati, gli induisti godono del sostegno delle istituzioni e gli atti ostili spesso vengono tollerati. “L’aumento dell’intolleranza religiosa contro la minoranza cristiana, una vera e propria crociata spaventosa e contagiosa, evidenzia il pericolo dell’ideologia nazionalista indù”, è la precisazione. Nella classifica dei paesi che più perseguitano i cristiani redatta dalla organizzazione non governativa Open Doors, l’India nei sette anni di governo BJP è passata dal 31° al 10° posto, situandosi tra i paesi in cui la persecuzione è estrema.

La falsa accusa di conversioni forzate rivolta ai cristiani in India è una forma di persecuzione diffusa, riferisce la Bono. È una minaccia incombente che limita la libertà di religione, crea un senso doloroso di insicurezza, alimenta tensioni e diffidenza nei confronti dei cristiani. All’inizio di luglio gli estremisti indù di Kulgada, un villaggio del Jharkhand, India, hanno accusato un Pastore evangelico, Aescel Tirkey, di aver costretto a convertirsi al cristianesimo 23 dalit, fuori casta. Il consiglio del villaggio si è quindi riunito il 5 luglio per ordinare ai convertiti di abiurare, costringendo i convertiti a rifiutare e spingendo i nazionalisti indù ad attaccare i cristiani.

In Cina (regime comunista), dal 1° febbraio sono entrati in vigore i nuovi regolamenti sulle attività religiose che introducono ulteriori limitazioni e obbligo di permessi. Costituiscono una grave violazione della libertà religiosa, che la costituzione cinese in teoria difende – spiega il pastore protestante Wang Yi – le nuove norme, con il pretesto del “maggiore e urgente interesse della popolazione”, impongono sulle comunità ufficiali un sistema universale di controllo e mirano ad annientare le comunità sotterranee.

Il pastore Wang Yi ha rivolto un appello a tutti i cristiani del paese, è la conclusione di Anna Bono, soprattutto quelli che ricoprono ruoli nel campo della legge, della politica, dei servizi pubblici e dell’educazione, affinché si oppongano a queste leggi ingiuste  e promette a sua volta lotta ad oltranza: “La mia coscienza mi costringe a rigettare questi regolamenti. Userò ogni mezzo non violento, ogni mezzo legale necessario per spingere il governo a riconsiderare una revisione dei regolamenti prima dell’Assemblea nazionale del popolo. Mi oppongo alle restrizioni illegali verso il cristianesimo”.

 

 

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