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MESSINA – Montevergine, festeggiati i sessant’anni di vita consacrata di una clarissa. Mons. Accolla: “La vita monastica un atto totale di fiducia a Dio”.
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Straordinario traguardo di fedeltà religiosa il compimento del 60° anniversario di vita consacrata raggiunto da suor Maria Agostina, clarissa del monastero di Montevergine”, celebrato con un toccante rito commemorativo di ringraziamento a Dio per questo lungo cammino di fede. Gioiosa celebrazione durante la quale la claustrale ha riconfermato la sua ferma volontà di continuare fino alla morte la vita donativa nella povertà e nella preghiera, seguendo l’esempio di Gesù e della sua Santissima Madre. Evento significativo di grande spiritualità francescana, segno caratterizzante del grande patrimonio religioso che contraddistingue l’identità della nostra città. Un gradevole e sintetico stralcio di vita e il report del momento celebrativo di suor Agostina, sono redatti da Rachele Gerace. (A.M.)
(da Gazzetta del Sud)
Aveva solo 5 anni quando, rimasta orfana di madre, fu portata in collegio perché il papà, che aveva un’altra bambina di un anno e mezzo, non poteva crescerla. Fu così che Maria Agostina Sperandeo, classe 1951, entrò in contatto con il carisma dell’ordine religioso, quello delle cappuccine di Termini Imerese sua città natale. Una vocazione nata e cresciuta nella quotidianità delle piccole cose, non del tutto accettata almeno inizialmente dal padre che temeva fosse una conseguenza della mancanza della figura materna. “Crescendo capii che quella chiamata era vera; seguire l’ordine era tutto ciò che volevo, sapevo che la mia mamma, da lassù pregava per questo”.
A 15 anni decise di entrare in convento e, un anno dopo, fece la prima vestizione. Dopo un anno di noviziato, il 18 maggio 1959, emise la professione semplice e il 12 agosto 1965 quella solenne. “Il Signore ha voluto in seguito che arrivassi al monastero di Montevergine per condividere con le mie consorelle il carisma di S. Eustochia che, con
il suo esempio di vita, ha rafforzato sempre più la gioia della mia donazione”, ha detto la clarissa. Sono trascorsi 60 anni da quel giorno e suor Maria Agostina Sperandeo del Divino Amore, solare e mite, con quel sorriso che esprime una fede vissuta pienamente, ha rinnovato sabato scorso la sua promessa al Signore, nella messa solenne presieduta dall’arcivescovo e concelebrata dal cappellano di Montevergine mons. Pietro Aliquò, dal rettore del Seminario e dalla comunità religiosa dei frati francescani di Lourdes.
“La vita monastica è una scommessa che ancora oggi non si comprende, un atto totale di fiducia a Dio con l’impegno di essere per il mondo e nel mondo testimoni e profeti di un annuncio. 60 anni vissuti lontano dal frastuono del mondo, nella preghiera, la carità e la condivisione con la famiglia delle sorelle povere di S. Chiara”, ha detto mons. Accolla. Al suo fianco ieri c’era una delle due sorelle, Antonietta con la sua famiglia. Il giorno prima della celebrazione le abbiamo chiesto di raccontarci quella quotidianità che, “celata dietro quelle sbarre di ferro”, sembra essere straordinariamente fuori dalla norma.
Una vita semplice per le 18 clarisse di Montevergine dove, oltre al culto della Santa, gli impegni in cucina e in sacrestia, nel laboratorio e in lavanderia, c’è spazio per lo studio, per i momenti di preghiera con le comunità cittadine e per il relax in terrazza, tra le chiacchiere confidenziali, il suono della chitarra di suor Letizia e il gioco delle consorelle più giovani. La celebrazione è stata animata dalla corale “S. Gabriele dell’Addolorata” diretta da Manuela Marchetta.
Rachele Gerace