Maltempo. mons. Santoro (Taranto): trascuratezza degli uomini per il creato e la loro storia

Redazione1
di Redazione1 Novembre 16, 2018 23:52

Maltempo. mons. Santoro (Taranto): trascuratezza degli uomini per il creato e la loro storia

Mareggiate, nubifragi, venti violentissimi, inondazioni, sia in estate che in inverno, come quelli avvenuti di recente in Sicilia costati parecchie vite umane e ingenti danni, o anche caldo eccessivo e lunghi periodi di siccità, appaiono certamente fatti esorbitanti rispetto a qualunque possibile anomalia stagionale. Parlando di tali fenomeni meteorologici devastanti, esperti, studiosi e mezzi di informazione li definiscono eccezionali e preoccupanti. E in realtà non si tratta di anormalità occasionali, bensì di eventi atmosferici che si ha sempre più la convinzione siano la diretta conseguenza dell’innalzamento della temperatura terrestre e dei cambiamenti climatici che si registrano su scala mondiale. Pertanto anche le voci preoccupate della Chiesa si fanno sentire, come quella  dell’arcivescovo di Taranto che richiama tutti ad essere più attenti alla cura del creato e della vita.

“La Natura continua a lanciare segnali d’allarme, si ribella all’abuso del suolo, alle emissioni inquinanti, al surriscaldamento; segnali che vanno raccolti subito e inderogabilmente per invertire la tendenza che mette il Creato a dura prova ormai ogni anno”. È quanto afferma mons. Filippo Santoro, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace ed arcivescovo della diocesi di Taranto. “In questo periodo, siamo costretti a fare il conto dei danni a causa delle eccezionali avversità atmosferiche. Tutta l’Italia è stata duramente colpita, da nord a sud, e abbiamo pagato un eccezionale contributo di vite umane: per le vittime e per i familiari prego e chiedo di fare altrettanto. Questa volta – prosegue – nel tarantino siamo stati interessati più lievemente, grazie a Dio, ma non da meno abbiamo avuto danni. Mi riferisco in particolare al crollo del timpano della facciata della chiesa di Sant’Angelo a Manduria e di alcune campate dell’acquedotto del Triglio. Il manufatto di origini romane che ha attraversato indenne secoli, millenni, ha ceduto alle intemperie e all’incuria. Entrambe ci parlano della noncuranza degli uomini per il pianeta e per la loro storia. Per questo da sempre affermo che la priorità della vita, della salute e dell’ambiente sull’economia e sulla produzione; così come la dimensione del lavoro degno va perseguita sempre e non può essere surrogata da contributi estemporanei che non risolvono il problema dell’occupazione”. Per Santoro, il crollo di parte dell’acquedotto parla “di una comunità che non tiene in debito conto le vestigia del suo passato, ammaliata spesso da improvvisato modernismo. Mi auguro che si provveda quanto prima al restauro”.

 

 

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