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Riflessione tratta dal Vangelo di S. Matteo: Tradizione sapienziale e “Percorsi biblici di guarigione”
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La presente riflessione ha lo scopo di divulgare la conoscenza della Bibbia per promuovere il suo messaggio di amore e riconciliazione a quante più persone possibili. Si prende in considerazione un “detto di Gesù” presente nel Vangelo secondo Mt, ma che é confluito all’interno dell’intera tradizione sinottica: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. (Cf. Mt 9,9-13; Mc 2,17; Lc 5,29-32). La Sapienza è uno dei temi fondamentali che, come un filo rosso, attraversa l’intera narrazione biblica. In particolar modo nell’Antico Testamento vi è una sezione di libri detti, appunto, sapienziali. Tali testi hanno prettamente uno scopo didattico: formare la coscienza dei credenti circa la propria identità di popolo di Dio e rappresentare un’esortazione affinché ogni pio israelita possa mantenersi fedele agli insegnamenti della Torah in qualsiasi circostanza la vita gli presenti.
Il Gesù dei Vangeli si inserisce pienamente in questa “tradizione sapienziale” e la supera. Pertanto, i “detti” presenti nei Vangeli costituiscono in tal senso una solida testimonianza. Detto questo, l’espressione presenta una notevole analogia col linguaggio medico riguardante i sani e gli ammalati. Inoltre, volendo cogliere la pregnanza delle parole di Gesù è evidente che chi è in una situazione di “sofferenza”, “dolore”, “prostrazione”, necessita di attenzione, cura, vicinanza, premura. Chi gode di ottima salute circa la propria dimensione spirituale dell’esistenza non ha bisogno d consulti e di “visita” di medici; mentre, invece, chi è malato fisicamente ha bisogno che il medico gli si faccia “prossimo”, sviluppi con lui e per lui un’empatia tale da poter comprendere lo “stato” in cui versa e aiutarlo a venirne fuori. Tale era l’atteggiamento di Gesù verso tutti coloro che vivevano ai margini della vita sociale del suo tempo in condizioni di sofferenza. Il modo di essere e di agire di Gesù, però, urtava ed irritava la sensibilità delle autorità religiose e civili del suo tempo, provocandone azioni di critica e ostilità .
Ciò, probabilmente, perché Gesù con il suo insegnamento e il suo ministero opera tutto quanto loro avrebbero dovuto compiere e non hanno compiuto per pura scelta per motivo di qualche impedimento. I farisei e i sadducei avevano messo su una religiosità apparente che tradiva i fondamenti stessi della Torah. Gesù con la sua Parola e le sue azioni mira al cuore del decalogo e pone in evidenza il vero spirito della Torah: la compassione e la misericordia. Di conseguenza, ogni discepolo di Gesù in ogni tempo é invitato ad assimilarel’insegnamento del Maestro e ad imitarne il comportamento.
La Chiesa, infatti, continua nel tempo l’opera di Cristo e non teme affatto le critiche degli odierni farisei. Essa vuole essere – come spesso ci rammenta Papa Francesco – un ospedale da campo per chinarsi sugli ultimi e gli ammalati non solo quelli che soffrono nel corpo ma soprattutto verso coloro che sono affetti da patologie relative alla propria spiritualità. La Chiesa vuole fasciare le ferite dell’anima e guarire il cuore di chi ha smarrito la bussola così da orientarne i passi sulla via del Bene. Dal “detto” della redazione secondo Matteo si può apprendere quale atteggiamento occorre per essere discepoli autentici del divino Maestro.
Infine, da questa breve riflessione si può ben intuire quanto sia educativo porsi alla scuola del Vangelo per poter intraprendere un percorso di crescita e maturazione personale ai fini di progredire in umanità e sapienza. L’intera Sacra Scrittura, infatti, costituisce per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo un tesoro prezioso, una scuola di educazione alla vita dal valore inestimabile. La Parola di Dio possiede una capacità intrinseca di parlare all’intimo della coscienza di ciascun essere umano di ogni tempo e di porsi nei suoi riguardi quale strumento di crescita, evoluzione ed emancipazione interiore.
Risulta quanto mai emblematico promuovere la diffusione della sapienza del Vangelo ai fini di aiutare credenti e non credenti ad affrontare la vita nella sua complessità avendo una marcia in più. Leggere e meditare la Bibbia è un esercizio adeguato al fine di perseguire tale scopo, e la Chiesa ha il diritto e il dovere di proporre ai fedeli itinerari biblici adeguati in tal senso. Sarebbe interessante dimostrare, come ad esempio, le scienze umane possano avvelarsi del contributo della Sacra Scrittura per i loro itinerari di guarigione e mi riferisco in questo caso anche all’utilizzo della moderna psicologia e psicoanalisi. Parimenti, la didattica e il mondo della scuola possano estrarre dalla Bibbia perle preziose in merito ai temi della legalità, della salvaguardia dell’ambiente, del rispetto del prossimo e del diverso, dello straniero, e di tematiche riguardanti il diritto, la giustizia, la libertà e l’uguaglianza, che trovano nella Bibbia, e in modo del tutto speciale nei Vangeli, piena cittadinanza.
Giuseppe Lubrino – Ins. di Religione