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Veronica Giuliani: la mistica cristiana vissuta ai più alti livelli di vita contemplativa
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Il forte richiamo spirituale che proviene dalla recente celebrazione liturgica in onore di Veronica Giuliani, l’unica clarissa cappuccina stigmatizzata della storia, la cui vita è stata un totalizzante cammino ascetico denso di straordinarie esperienze interiori, non può non spingerci a richiamarne l’affascinante vita francescana, vissuta interamente nella ineffabile “esperienza mistica del mistero nascosto e folgorante che è Dio”.
“Una pienezza di spiritualità cristiana che Veronica Giuliani ha realizzato ai più alti livelli di vita contemplativa come nessun altro, da “maestra della dottrina dell’espiazione” qual era, vivendo numerose donazioni mistiche ottenute per sua esplicita e pressante richiesta, anzi implorazione, quale principale desiderio di compartecipazione alle sofferenze vissute da Gesù nella Passione”.
La sua è stata una vita di dedizione a Cristo, accettando di subire lo stesso dolore che Egli ha sperimentato sulla Croce. Un intenso e sconfinato elevarsi mistico della sua interiorità, diventato “stupore senza parole”.
Veronica, che in realtà si chiamava Ursula, nasce il 27 dicembre 1660 a Mercatello, nella valle del Metauro, da Francesco Giuliani e Benedetta Mancini; fin da molto piccola ha saputo che voleva consacrare la sua vita a Dio. “Ancora non camminavo, ma quando vedevo le immagini in cui era dipinta la Vergine santissima con il Bambino in braccio mi agitavo finché non mi ci avvicinavano perché potessi dar loro un bacio”. “Man mano che crescevo, sentivo più forte il desiderio di diventare religiosa. Lo dicevo, ma non c’era nessuno che mi credesse”.
A 16 anni, Ursula entra nel convento delle Clarisse cappuccine di Città di Castello, e adotta un nome assai significativo per lei: Veronica, in onore della Passione di Cristo. Per più di trent’anni fu maestra delle novizie e lavorò intensamente per migliorare la vita delle consorelle. Il suo lavoro quotidiano nel convento non le impediva di dedicare lunghe ore alla preghiera e ad approfondire la sua vita spirituale. “Signore, non tardare oltre: crocifiggimi con Te! Dammi le tue spine, i tuoi chiodi: ecco le mie mani, i miei piedi e il mio cuore! Feriscimi, Signore!” chiedeva Veronica, animata dalla forte volontà di compartecipazione alla sofferenza di Gesù nella Passione, in espiazione per la salvezza delle anime.
La sua esperienza mistica fu plasmata in un’estesa opera su indicazione del suo confessore: un copiosissimo Diario in cui si impegnò per tutta la vita. Fu concretamente a partire dal 1693 che iniziò un lungo cammino spirituale, sfociato in un’intensa attività mistica. Un anno dopo il suo corpo iniziò a ricevere le stigmate della Passione di Cristo.
Quando le religiose del convento scoprirono che Veronica aveva le stesse ferite di Gesù sulla Croce, il Sant’Uffizio la sottopose a una dura prova per verificare che non si trattasse di un’impostura. L’Inquisizione finì poi per accettare la sincerità della sua sofferenza e la veracità delle sue stigmate. Nel 1716 Veronica venne eletta badessa, incarico che ricoprì fino alla morte, avvenuta nel 1727. Prima di morire, confidò al suo confessore che nel cuore portava incisi gli strumenti della Passione di Cristo.
Quando i chirurghi realizzarono l’autopsia sul suo corpo, davanti a vari testimoni, scoprirono che la futura santa non mentiva. Si scoprì anche che aveva subìto la forza della croce poggiata sulle spalle, perché le sue ossa erano infossate.
I Fenomeni mistici sperimentati da Veronica sono numerosi e unici; impossibile elencarli tutti. Tra questi le stigmate della Passione, la mistica incoronazione di spine, la sofferenza per l’amarissimo calice del Getsemani, il pianto con lacrime di sangue, il carico sulla sua spalla della pesantissima croce del Calvario fino a che l’osso ne resterà incavato, le flagellazioni ricevute da mani invisibili, fino a far scorrere sangue per terra davanti agli occhi delle monache, ed altre manifestazioni legate sempre ai dolori della Passione.
Redazione