Migranti Sea Watch, vengono accolti dalle Chiese evangeliche. Luca Negri (Fcei): “Accoglienza e solidarietà valori imprescindibili della cultura europea”

Redazione1
di Redazione1 Gennaio 11, 2019 17:13

Migranti Sea Watch, vengono accolti dalle Chiese evangeliche. Luca Negri (Fcei): “Accoglienza e solidarietà valori imprescindibili della cultura europea”

E’ terminata L’odissea in mare per i 49 immigrati a bordo della Sea Watch e della Sea Eye, che, nei prossimi giorni, saranno smistati negli otto Stati europei disponibili ad accoglierli. Per l’Italia è la Federazione delle Chiese evangeliche ad aver dato la disponibilità al ministero dell’Interno per l’accoglienza di alcuni dei profughi (una decina) della Sea-Watch che arriveranno nel nostro Paese.

“Dalla nostra esperienza sappiamo che da queste vicende possono nascere belle storie di integrazione”, racconta al Sir Luca Negro, presidente della Fcei. “Alcune persone andranno a Scicli, in Sicilia, dove la Federazione ha una struttura. Altre saranno collocate in strutture della diaconia valdese. Non abbiamo ancora deciso precisamente dove, perché prima di trasferirle vogliamo conoscere le persone e capire le esigenze”. Il tutto

Luca Negro

sarà realizzato “senza oneri dello Stato ma grazie all’8xmille della Chiesa valdese e con la solidarietà internazionale delle nostre Chiese”.                      
Le persone che ci vengono affidate saranno Una decina della Sea Watch. Cosa per noi importante perché crea una continuità tra il progetto dei corridoi umanitari che da anni promuoviamo insieme alla Comunità di Sant’Egidio e i salvataggi in mare. Alcuni politici hanno tentato di dire più volte: salvataggi in mare no, perché in questo modo ci si collude con i trafficanti del mare, e corridoi umanitari sì. Noi invece rispondiamo: guardate, che si tratti di corridoi umanitari o di persone salvate in mare, quello che conta è la vita umana.

E il fatto che siamo noi con la Comunità di Sant’Egidio a promuovere i corridoi umanitari, e sempre noi ad avere l’onore di accogliere queste persone naufraghe in mare, dà un senso di continuità a diverse forme di solidarietà. Per dire una parola positiva, direi che questa vicenda ha mostrato che c’è un’Italia e un’Europa della solidarietà che nonostante tutto emerge.

Le Chiese stanno cercando di dire all’Europa che valori come l’accoglienza, la solidarietà, l’amore per lo straniero sono imprescindibili della nostra cultura europea. E, quindi, è inutile sbandierare le radici cristiane del nostro continente se poi si respingono in mare degli esseri umani. Ho trovato molto forte il contrasto in questo periodo di Natale tra la retorica cristiana del presepe e la realtà dei migranti in mare. Lo straniero, per noi cristiani, è il Cristo che bussa alle nostre porte. Il

riferimento è il Vangelo di Matteo 25: “Ero straniero e mi avete accolto”.

Per il futuro ci immaginiamo un’Europa che sia effettivamente protagonista. Non è possibile lasciare ai singoli Stati la responsabilità di gestire questa situazione. Questo rimbalzo continuo di responsabilità non può continuare. Noi crediamo, quindi, che bisogna puntare a una soluzione su piano europeo. Questo è il futuro. Non ci sarà soluzione se non con un accordo e una progettualità comune di tutti i Paesi dell’Unione europea.

 

 

 

 

Redazione da A. di I.

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