MESSINA – Antichi stemmi scultorei e frammenti architettonici della vecchia Messina documentati in una interessante pubblicazione

Redazione1
di Redazione1 Gennaio 28, 2018 21:26

MESSINA – Antichi stemmi scultorei e frammenti architettonici della vecchia Messina documentati in una interessante pubblicazione

Un lavoro apportatore di preziose informazioni araldiche, e non solo, costituito da una ricca serie di stemmi marmorei secolari di stupenda fattura e frammenti architettonici di storico valore, documentato anche mediante numerose riproduzioni fotografiche.

Il desiderio di conoscenza insito nell’essere umano, a volte spinge anche a colmare gli spazi rimasti vuoti nella memoria del proprio passato familiare, per scoprire ciò che era rimasto oscuro sulle origini della propria ascendenza parentale, avvertendo che la consapevolezza sulle proprie radici storiche è importante per dare maggior vigore alla identità personale e relative potenzialità operative. E poi, chissà, si potrebbero anche rinvenire segni gratificanti di antenati importanti e antiche origini gentilizie.

Ebbene, nell’ambito di questa particolare esigenza di ricerca, è certo di grande aiuto l’araldica: la disciplina che studia gli stemmi, i blasoni, in grado quindi di individuare e certificare le provenienze familiari, mediante la ricostruzione dei relativi alberi genealogici.

Ora, per i messinesi, questa possibilità di riscoperta del proprio passato non può non rappresentare un motivo di forte attrazione, dato che la nostra città è stata privata di tante testimonianze storico culturali a causa dei numerosi eventi distruttivi nei secoli scorsi. Dunque, proprio per questo, venendo incontro a questa particolare esigenza, contribuisce molto quanto ci è fornito dal libro illustrativo di cui intendiamo parlare. Un lavoro foriero di preziose informazioni di carattere araldico, e non solo, mediante la catalogazione di stemmi di varie fogge e origini, quali importanti residuati architettonici di monumenti andati distrutti, tutti ben documentati.

Pertanto, a presentarci una ricca serie di questi reperti, è l’interessante pubblicazione di Marco Grassi “Stemmi Araldici – dalle collezioni del Museo Regionale di Messina” (Ed. Edas s.a.s. di Domenica Vicedomini, pag.155, di elegante veste tipografica e con numerose riproduzioni fotografiche), che, a seguito di una impegnativa opera di ricerca e catalogazione, ci presenta una significativa serie di sculture di stupenda fattura e artistico valore. Opere bene incise e incorrotte, attraverso cui ci vengono tramandati frammenti della nostra storia scolpiti nel marmo e nella pietra, che meritano di essere conosciuti e valorizzati.

Opere importanti, preziosi beni culturali che ci fanno riappropriare di un patrimonio archeologico, storico e artistico proveniente da tanti monumenti, palazzi e chiese ormai perduti. Ci rimettono a contatto diretto con quei sistemi di simboli che possiamo definire “corredo genetico della cultura”, fra cui spiccano retaggi artistici, decorativi, architettonici e stemmi marmorei e lapidei secolari, densi di remote e importanti informazioni di varia estrazione sul nostro passato. Notevole dunque il merito di questa pubblicazione, che ci permette di riprendere possesso di tanti pezzi importanti della nostra ascendenza, facendocene conoscere l’esistenza e indicandoci dove trovarli.

Ma guardando con più attenzione a questo positivo apporto conoscitivo, sentiamo di fare una dovuta considerazione aggiuntiva. Se questo libro ha il merito di farci accedere ad una sequenza di testimonianze riesumate da sotto le macerie della città distrutta, bisogna pure ammettere che ha anche il pregio di averle fatte riemergere dall’oscurità dell’abbandono e dell’incuria degli uomini. Infatti questi reperti, dopo essere rimasti prima sepolti sotto i cumuli di rovine prodotte dal terremoto, nel proseguo, sono stati lasciati per troppo altro tempo “seppelliti” negli informi ammassi dei depositi e degli spazi esterni del Museo regionale di Messina, dove purtroppo tanti altri rimangono ancora abbandonati.

Ma volendo entrare nella particolarità delle immagini presentate , ecco un primo assaggio di riproduzione fotografica di uno di questi reperti – così com’è mostrata e descritta nel libro in questione – che ci fa apprezzare la bellezza di uno stupendo pezzo marmoreo, la cui provenienza ci ricollega al monastero della mistica figura messinese di Santa Eustochia, copatrona della città. Si tratta infatti di un “grande stemma angolare, proveniente dal monastero di Montevergine ove era murato sulla facciata prospiciente l’attuale Via XXIV Maggio. Questa insegna araldica appartiene ad un grande personaggio della storia della chiesa di Roma, che ha avuto i natali a Messina: il Cardinale Pietro Isvalies. L’alto prelato, come ricorda l’iscrizione alla base dello stemma, dovette far costruire nel 1508 parte dell’allora monastero fondato da Eustochia Smeralda Calafato”. Ha forma di “scudo, a testa di cavallo, presenta in cima il galero, il tipico cappello prelatizio con nove fiocchi o nappe per lato, la croce e la data MCCCCCVIII(1508) ed in basso, a destra e sinistra, l’iscrizione dedicatoria”.

 

 

Anastasio Majolino

 

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