Nell’unione dell’amore di Dio: L’amicizia spirituale tra San Gabriele dell’Addolorata e Santa Gemma Galgani

Redazione1
di Redazione1 Febbraio 28, 2024 23:42

Nell’unione dell’amore di Dio: L’amicizia spirituale tra San Gabriele dell’Addolorata e Santa Gemma Galgani

La storia di questa amicizia spirituale fra due santi è affascinante. Le biografie dei santi fanno parte di una linea comunicativa sterminata nel tempo: confluiscono e si intrecciano misteriosamente fra loro. Nella storia agiografica non sono pochi gli esempi di incontri leggendari fra aureole: San Giovanni Bosco e San Luigi Guanella; Santa Madre Teresa di Calcutta e San Giovanni Paolo II; San Filippo Neri e San Felice da Cantalice; e la sequenza potrebbe continuare a lungo. Ma nella storia dei santi, c’è spazio anche per qualche incontro davvero speciale, unico, e “miracoloso” che travalica il tempo. Come quello intercorso in modo straordinario e sovratemporale fra Santa Gemma Galgani e San Gabriele dell’Addolorata di cui ricorre la solennità liturgica, che ricorda la morte del giovane santo avvenuta nel convento di Isola del Gran Sasso (Teramo) il 27 febbraio 1862.

Come ogni anno, il Dies Natalis di questo santo segna l’inizio dei grandi pellegrinaggi al santuario, uno tra i più frequentati in Europa, con circa 2 milioni di presenze annue. La devozione al santo dei giovani non conosce confini. le chiese a lui dedicate nel mondo Sono centinaia. In Italia San Gabriele dell’Addolorata conta 22 chiese parrocchiali a lui intitolate, di cui 8 in Abruzzo. Ci sono inoltre numerose cappelline, edicole dedicate al santo, sparse in varie regioni italiane.

Il primo dato da evidenziare per descrivere la straordinaria amicizia fra i due santi è: Gabriele dell’Addolorata muore all’età di quasi ventiquattro anni sedici anni prima della nascita di Gemma (1878). Secondo dato: il giovane passionista viene dichiarato santo nel 1920, cioè diciassette anni dopo la morte di Gemma. La ragazza viene, dunque, a conoscenza della vita di Gabriele quando il giovane passionista era ancora venerabile.

La storia di questa amicizia spirituale, dunque, proprio per questo è ancora più straordinaria e affascinante. Gemma, a vent’anni, comincia a soffrire nel corpo per una deformazione della spina dorsale; si ammala di meningite; inoltre, dei grossi ascessi le si formano sul capo fino a farle cadere i capelli. Le condizioni di salute della giovane si aggraveranno sempre più, giorno dopo giorno. Per questi motivi Gemma è costretta a letto. Viene a trovarla la sua maestra, tale Giulia Sestini e le porta un libro che le cambierà la vita: è la biografia dell’allora venerabile Gabriele dell’Addolorata. Ed è allora che la futura santa si abbandonerà alla sua protezione.

E’ in lui che riesce a trovare forza nel periodo della sua malattia: decide di cominciare una novena. Durante le preghiere, il 23 febbraio 1899, recitando il Santo Rosario, Gemma si accorge della presenza di San Gabriele. La visione è raccontata, nel suo Diario, con queste parole: “Vuoi guarire?… prega con fede il Cuore di Gesù; ogni sera, fino che non sarà terminata la Novena, io verrò qui da te, e pregheremo insieme il Cuore di Gesù”. Il primo marzo la novena è finita e la grazia è stata accordata: Gemma guarisce totalmente.

“Da quel giorno che il mio nuovo protettore Venerabile Gabriele mi aveva salvata l’anima, cominciai ad averne divozione particolare: la sera non trovavo il sonno, se non avevo l’immagine Sua sotto al guanciale, e cominciai fino d’allora a vedermelo vicino (qui non so spiegarmi: sentivo la sua presenza). In ogni atto, in ogni azione cattiva che avessi fatta, mi tornava alla mente Confratel Gabriele, e mi astenevo”, così scriverà nel Diario.

In un’altra apparizione il santo si presenta in questo modo: “Si aprì l’abito bianco e mi si fece vedere il vestito da Passionista; non tardai allora a riconoscerlo. Rimanevo in silenzio davanti a Lui. Mi domandò perché avessi pianto nel privarmi della sua vita: non so quel che risposi; ma esso mi disse: “Vedi quanto ho gradito il tuo sacrifizio: l’ho gradito tanto, che son venuto io stesso a vederti”. Mi ripeté: “Sii buona, ché tornerò a vederti”. Mi dette a baciare l’abito suo e la corona, e andò via”.

 

 

 

 

Redazione da s. di inf.

 

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