MESSINA – Turismo religioso: attivare risorse per attivare sviluppo
Articoli collegati
- MESSINA – Rinnovato l’omaggio del Cero Votivo a S. Eustochia Smeralda, cui i messinesi si sono affidati
- Fondazione Missio, don Vitali: “Per essere buoni missionari bisogna essere buoni membri della Chiesa.
- Piazza Tiananmen, il giornalista cinese che ne ha raccontato il dramma ora è cattolico e vive in Italia
Un immenso patrimonio di risorse che deve spingere Diocesi, Congregazioni religiose, enti e associazioni del mondo cattolico ad avviare un percorso di confronto, accogliendo la sfida di attivare un proficuo processo costruttivo.
La condizione di sottosviluppo socio-economico che caratterizza gran parte dei territori del nostro Paese, e del Mezzogiorno in particolare, è spesso legata a elementi endemici che si inseriscono in un contesto generale. Due elementi, però, caratterizzano le realtà che riescono ad invertire l’andamento negativo dominante, ad avviare dinamiche efficaci nella direzione di un rilancio dell’economia e della qualità della vita: la coesione e l’integrazione.
Dietro, e dentro, questi concetti sta la capacità degli attori di un territorio di acquisire una visione comune e individuare linee di sviluppo condivise. Si tratta di un nuovo e diverso modo di pensare e agire, nell’interesse dei singoli e della comunità. Logiche di distretto, strategie di filiera. Quelli che una volta erano concetti applicati unicamente alle aree industriali, diventano funzionali alla riqualificazione socio-economica di piccole e grandi comunità.
Il distretto industriale riguardava una fascia più o meno ampia di territorio, si caratterizzava per una produzione prevalente, coinvolgeva soggetti di diverse dimensioni che contribuivano, in maniera integrata, alla produzione. Dall’azienda che produceva viti a chi si occupava di import-export: la pluralità dei soggetti coinvolti era diversificata per conoscenze, competenze e capacità. La qualità dello sviluppo del distretto industriale dipendeva in gran parte dalla capacità di coesione e di integrazione da i soggetti che lo componevano.
Il turismo, ed il turismo religioso in particolare, trova nella logica del distretto una prospettiva eccezionale di operatività che può segnare positivamente lo sviluppo di un territorio. La singola risorsa (una chiesa, un santuario, un museo…) non potrà, di per sé, diventare polo di attrazione e sviluppo turistico. Se nella logica industriale il distretto era lo strumento attraverso cui si realizzavano i prodotti, nella prospettiva del turismo religioso è la rete territoriale stessa, intergrata e interconnessa, a diventare il prodotto turistico.
La sfida per i diversi attori è duplice. Innanzitutto comprendere, oltre al valore intrinseco, la potenzialità turistica delle risorse e quindi avere la capacità di farsi rete produttiva. Come per i distretti industriali, anche per il distretto turistico religioso c’è un soggetto che avvia e sostiene l’intero percorso, perché detiene il cuore della “produzione”. Il soggetto principale di questo tipo di percorso non può che essere la Chiesa locale.
L’attivazione delle risorse deve avvenire all’interno del reticolato delle decine di attività connesse con quella della fruizione dei beni culturali, artistici e architettonici e dell’ospitalità e della ristorazione che rappresentano il fondamento della proposta turistica. Spesso per inconsapevolezza o per mancanza di cognizione del mercato turistico, la Chiesa non comprende l’immenso patrimonio di risorse attivabili che direttamente o indirettamente fanno a lei riferimento. Nei contesti dove, però, il percorso ha preso avvio i risultati sono stati più che significativi.
Anche per il contesto messinese la sfida va colta. Diocesi, Congregazioni religiose, enti e associazioni del mondo cattolico possono avviare un percorso di confronto e condivisione per attivare le risorse e mettere in piedi un “sistema”.
Domenico Siracusano