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Ancora una morte a Montevergine: “finestra illuminante sul mondo segreto delle claustrali”
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Ancora un lutto, avvenuto giorni fa, addolora la comunità delle Clarisse di Montervergine. Segna il tempo conclusivo di un’altra di loro, che pone fine al corso di una lunga e fedele esperienza claustrale. Sicchè, a breve distanza dal prematuro trapasso di suor Chiara Ausilia, le suore piangono una seconda loro consorella: la messinese Maria Chiara Teofila di San Francesco, al secolo Maria Ferrara.
Ne ha annunciato la morte così la badessa del monastero: «Suor Chiara Teofila ha voluto raggiungere la sua adorata Chiara Ausilia, la figlia spirituale che negli ultimi tempi si era presa cura di lei con amore e tante attenzioni». Con queste parole, espresse con vibrante e commossa convinzione, Madre Agnese Pavone ha voluto dare risalto, condivisibile, al fatto che questa morte così ravvicinata a quella di Chiara Ausilia, non può non far pensare ad un segno misterioso di collegamento tra l’intenso legame spirituale che esisteva tra le due religiose e la loro quasi contemporanea dipartita.
Poi, entrando nei toccanti particolari di questo affettuoso rapporto, che rivelano la cura costante con cui la “figlia Ausilia” faceva da premurosa “madre” alla bisognosa anziana 90quattrenne, la badessa racconta: «Ausilia, che da tempo aveva perso la mamma a causa di un brutto male, si era legata a lei in maniera speciale, ogni mattina la svegliava con una canzoncina e l’immancabile bacetto sulla fronte che per Teofila era la più alta e pura manifestazione di affetto».
“Suor Chiara Teofila era saggia e riservata – è il ricordo commosso della badessa – sapeva riempire di spirito gli spazi della giornata con la dolcezza innata che mitigava quella sofferenza dovuta alla salute cagionevole sin da tenera età. Per anni – prosegue il ricordo – aveva fatto parte del discretorio (l’organo di governo della comunità religiosa) come consigliera, oltre che svolgere la mansione di segretaria, data la sua particolare memoria e capacità gestionale. Con lei se ne va un pezzo di storia di questo monastero; siamo grati al Signore per avercela donata”.
Un commosso pensiero riconoscente per queste due clarisse si leva spontaneo anche da parte di tutti noi che le abbiamo conosciute: per il bene che ne abbiamo ricevuto in preghiere e opere; per le riflessioni edificanti che ci ha suscitato il toccante nesso spirituale sotteso al senso della loro morte, aprendoci così una finestra luminosa e illuminante. Uno squarcio rivelatore da cui abbiamo potuto lanciare uno sguardo affettuoso su quel mondo palpitante e segreto in cui le claustrali vivono, con spirito di profonda umiltà e fraternità, la loro straordinaria esperienza ascetica francescana per la salvezza delle anime.
A.M.