MESSINA – Montevergine, il carisma francescano al femminile trattato in una tavola rotonda titolata “Santa Eustochia a Messina”
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Il convegno fa parte di una serie di “Incontri di spiritualità e cultura” indetti da “Spazio Francescano”, allo scopo di diffondere la ricchezza spirituale del messaggio del Santo di Assisi. Gli incontri proseguiranno fino a maggio; il prossimo si svolgerà il 23 febbraio nella chiesa di S. Andrea Avellino.
Il carisma universale che caratterizza l’opera di San Francesco, fondato sui valori evangelici che il Santo di Assisi ha trasmesso con forza a tutti e tre i rami dell’unica famiglia spirituale dei Francescani, e che ha fatto nascere l’Ordine delle “Le Sorelle povere di Santa Chiara”, chiamate clarisse, ha a Messina un’eccezionale interprete in Santa Eustochia Smeralda. Le cui seguaci continuano la sua opera nel monastero di clausura di Montevergine da lei fondato.
La grande mistica francescana, che nel 1464 ha riportato i monasteri di clausura a seguire l’originale “Regola” clariana, rappresenta, al femminile, una testimonianza di spiritualità francescana di altissimo livello, per la sua totale e appassionata adesione alla Croce di Cristo, per la sua grande fortezza d’animo, donazione orante per la salvezza delle anime e amore per la sua città.
Se ne è parlato nel corso di una tavola rotonda, tenuta nella chiesa di Montevergine, incentrata sul tema: “Santa Eustochia a Messina”; di cui sono stati relatori:
mons. Pietro Aliquò – ”Aspetti della spiritualità di S. Eustochia”;
la prof. Maria Antonietta Barbàra – “S. Eustochia e la Croce”;
la prof. Rosa Gazzara – “La virtù della fortezza in S. Eustochia”;
il dott. Giacomo Sorrenti – “Messina e la sua Santa”.
Ha moderato i lavori: la prof. Maria Gabriella Vigorita (O.F.S. Pompei).
L’incontro è stato allietato da alcuni brani di musica classica eseguiti dalla violinista Viola Adàmova.
La spiccata spiritualità evangelica di grande intensità e forza espansiva della clarissa messinese è stata messa bene in luce da mons. Aliquò, che ne ha tratteggiato le diverse manifestazioni edificanti, mostrando come la profonda convinzione di fede espressa da Eustochia, sia stata convalidata da uno stile di vita perfettamente conforme alla sua professata volontà di seguire appassionatamente Gesù Crocifisso. Sulla profonda adesione di Eustochia alla Croce ha parlato la prof. Barbàra, che ne ha sottolineato i momenti più significativi correlandoli con interessanti richiami biblici ed evangelici, mettendo in evidenza così la tenace e costante volontà della clarissa messinese nel ripercorrere la Passione di Cristo. Una volontà che Eustochia ha esercitato anche con forte tensione spirituale, comeRosa Gazzara ha messo bene in evidenza nel suo intervento, nell’affrontare i passi determinanti della travagliata “avventura vocazionale” della clarissa, insieme alle prime seguaci, fra cui principalmente Jacopa Pollicino, rifacendosi alla biografia scritta da quest’ultima consorella. Riferimenti attraverso i quali la relatrice ha fatto risaltare l’incrollabile e vittoriosa volontà della giovanissima seguace del Crocifisso nei momenti più difficili. Scelta vocazionale, allontanamento travagliato dal monastero di Basicò, fondazione di un suo monastero, accanite opposizioni dei suoi detrattori.
Nel rapporto della clarissa messinese con la sua città ha parlato Giacomo Sorrenti, che ha messo in evidenza come, all’inizio della appassionata e sacrificale professione religiosa di Eustochia, si sia iverificato verso di essa un iniziale strano fenomeno di misconoscimento, per la sua dedizione spirituale ritenuta incomprensibile. Infatti, per la sua rigida osservanza alla Regola clariana di povertà assoluta, e per i comportamenti di religiosità sacrificale ritenuti eccessivi, veniva considerata addirittura come una persona fuori di senno poco credibile. Naturalmente, questi atteggiamenti di contrarietà verso la persona e le opere, improntate a santità, dell’Innamorata del Crocefisso- che da Eustochia venivano contraccambiati con un immenso e incondizionato amore per la sua città – sono andate via via cessando, dando luogo, per converso, ad una grande ammirazione e devozione da parte dei messinesi. Dopo la sua morte, proclamata Beata, venne eletta Patrona della città, e nel 1777, per decreto del Senato di Messina, fu stabilito che il 22 agosto di ogni anno la città si affidasse alla sua protezione, offrendole “38 libbre di cera lavorata”.
A.M.