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La manifestazione degli studenti in assonanza col Movimento internazionale per la salvaguardia del pianeta. Pastorale Sociale concorde sul messaggio dei giovani
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Migliaia di giovani a Roma scendono in piazza a manifestare per i mutamenti del clima sull’onda del Movimento giovanile internazionale, lanciato dalla 16enne svedese Greta Thumberg.
Sono scesi in piazza a migliaia gli studenti che a Roma,ieri, hanno aderito al “Global Strike For Futur”, lo sciopero mondiale per la salvaguardia del pianeta, promosso dal movimento #FridaysForFuture e lanciato dalla 16enne svedese Greta Thumberg, divenuta simbolo della lotta ai cambiamenti climatici e proposta per il Nobel per la pace.
Il corteo romano, composto da ragazzi di ogni età, con manifesti colorati, striscioni e slogan urlati, è partito dal Colosseo e ha raggiunto piazza Venezia, luogo di raduno dell’evento, dove i giovani hanno manifestato esponendo in modo corale e vivace le loro richieste di soluzione contro gli effetti provocati dai preoccupanti cambiamenti climatici, sui quali ha lanciato un allarme di recente anche l’ONU.
“C’è un problema grave e non lo si sta risolvendo – è il grido allarmato dei giovani – “Siamo qui per cambiare il sistema, non il clima”. “Non c’è più tempo da perdere Ci sono delle urgenze non più rimandabili, innanzitutto salvare il pianeta. Il futuro è nostro! – insistono i ragazzi – Saremo noi ad abitare il mondo di domani e non vogliamo quello che i nostri governanti ci stanno lasciando”. “Dobbiamo prendere coscienza che questo è l’unico mondo che abbiamo – sottolineano – è urgente invertire la rotta e capire che siamo arrivati agli sgoccioli. La politica lo deve capire, la situazione non è più rimandabile”. “E se non lo capirà – è il monito lanciato dagli studenti – cambieremo la politica prima che il clima. E a dare man forte agli studenti si sono aggiunti i più grandi e anche i più piccoli.
Un richiamo importante sul grave problema delle mutazioni climatiche, che suscita sulla terra non poche e giustificate preoccupazioni, arriva anche dal 4° Seminario Nazionale dove ieri, a Treviso, il dibattuto argomento è stato affrontato con particolare impegno nel corso dell’incontro di Pastorale sociale intitolato “Cercare un nuovo inizio, per
una pastorale sociale capace di futuro: lavoro, giovani, sostenibilità”. “I milioni di giovani che oggi in tutto il mondo stanno manifestando per chiedere politiche più coraggiose e coerenti per contrastare i mutamenti climatici sono molto importanti per il nostro Paese e per l’Europa. Sono una grandissima spinta per rilanciare l’economia su nuove basi. Stamattina, qui a Treviso, sono andato a vedere. Erano tantissimi”. Lo ha affermato Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola e già presidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, intervenendo alla terza giornata del suddetto 4° Seminario Nazionale rivolto in particolare ai direttori degli Uffici di Pastorale sociale e alle associazioni interessate, in corso a Treviso, all’hotel Maggior Consiglio.
“Di fronte a noi – ha proseguito – c’è la sfida di costruire un’economia più a misura d’uomo e per questo più in grado di affrontare il futuro. Quello del nuovo inizio è un tema centrale. E devo dire che dalla crisi del 2008 il documento più dirompente è la Laudato Si’ di Papa Francesco”. Tornando ai giovani manifestanti, ha avvertito Realacci, il rischio è “di non trovare una sintesi adeguata tra parole d’ordine radicali e semplici e complessa realtà politica ed economica. Uno stallo che potrebbe non portarci a risultati concreti”.
In tanti, ha fatto notare Realacci, che in questi anni hanno trascurato la necessità di affrontare i problemi ambientali, in queste ore stanno lodando la novità delle manifestazioni. Ma sono pronti a tornare agli sterili dibattiti di sempre”. Eppure, come ricordato in settimana dal presidente Sergio Mattarella, gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi, “dai milioni di alberi abbattuti nel Nord-Est da tempeste che non si ricordavano a memoria d’uomo ai flussi migratori spinti dalla siccità e dalla povertà”, come ad esempio quelli delle popolazioni che vivono attorno al lago Ciad, “che era grande come la Lombardia e ora è diventato più piccolo della Valle d’Aosta”.
Redazione da Ag di I.