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San Vincenzo de’ Paoli: celebrazione dell’eredità e attualità del carisma vincenziano
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L’immensa opera di carità e di evangelizzazione di San Vincenzo de’ Paoli, è festeggiata in grande dalla Famiglia Vincenziana nella ricorrenza celebrativa, il 27 settembre, del santo fondatore della Congregazione della Missione e delle Figlie della Carità. Con Padre Valerio di Trapani, Visitatore della Provincia d’Italia Padri della Missione, abbiamo ripercorso il grande lavoro di San Vincenzo de’ Paoli da quel 1617, il suo primo giorno di “missione”, abbiamo fatto un punto sulla sua eredità, abbiamo elencato le iniziative che hanno accompagnato il 400esimo anno della fondazione della Congregazione della Missione dei Vincenziani. ACI Stampa lo ha raggiunto al Collegio Apostolico Leoniano a Roma. Ripercorriamo insieme a Padre Valerio la storia dei missionari vincenziani e di come nasce la Famiglia Vincenziana, e come è strutturata ad oggi da quel lontano 1617.
Tutto nasce da San Vincenzo de Paoli (26/09/2021 francese originario della Guascogna), che prima di essere santo era un buon sacerdote i
n cerca di una sua posizione anche sociale. Voleva restituire ai genitori quella dignità che loro, con il loro lavoro, il loro sacrificio gli avevano dato, una sorta di ascesa sociale attraverso il suo ministero sacerdotale. E in effetti San Vincenzo fa così, cerca di entrare in società, diventa il precettore di una grande famiglia di origini italiane, che partecipa al governo della nazione francese. Ad un certo punto si accorge dei contadini, i poveri delle campagne francesi… soffrono davvero tanto. Le campagne della Francia del 1600 erano zone abbandonate. E quello che lo stupisce e per certi versi lo converte. Perché tutto era concentrato su sé stesso e sul suo bisogno di far carriera. E invece lo stupisce che entrando in relazione con queste persone, lui sente di essere un’ancora di salvezza per loro.
In particolare San Vincenzo confessa un uomo. “Mi è sembrato di aver strappato dalle mani del diavolo questa persona”, disse in quella circostanza. Allora, sensibilizzato da questo, celebra un’Eucarestia e fa una predicazione particolare a Folleville il 25 gennaio 1617, il giorno della conversione di San Paolo. Ricordiamo quella data perché San Vincenzo disse che proprio da lì nacque la sua missione.
A seguito di quella predica, moltissime persone chiesero di confessarsi, al punto che San Vincenzo e il sacerdote che era con lui dovettero chiedere aiuto ai gesuiti di Amiens per riuscire a confessarle tutte. Fu in quel momento che comprese quale fosse la sua autentica vocazione: non diventare un “gran signore”, ma dedicarsi all’evangelizzazione dei poveri. Da quell’esperienza nacque, anni dopo, la Congregazione della Missione, fondata ufficialmente nell’aprile del 1625. Quest’anno celebriamo quindi i 400 anni di quella nascita. Da allora la Congregazione si è diffusa in oltre 40 Paesi del mondo: già ai tempi di San Vincenzo era presente in Italia (Roma, Torino, Genova), in Polonia e persino nella cosiddetta “Barberia”, cioè la zona dell’attuale Tunisia. Oggi conta circa 2.800 sacerdoti attivi in tutti i continenti.
Sacerdoti impegnati soprattutto in tre versanti, il versante della evangelizzazione dei poveri, quindi l’evangelizzazione attraverso il ministero delle parrocchie, il ministero delle Missioni popolari, cioè dell’annuncio, un po’ come quello di Vincenzo de Paoli, ovvero andare di villaggio in villaggio, di casa in casa, ad annunciare il Vangelo. Noi, per esempio, la provincia italiana, siamo impegnati in questo lavoro di predicazione in queste settimane e abbiamo fatto tre missioni popolari, cioè abbiamo vissuto tre momenti di predicazione in una parrocchia, incontrando gli ammalati, incontrando le famiglie.
Ma la nostra predicazione non si ferma soltanto in chiesa, ma raggiungiamo la gente nelle case, nei luoghi di incontro, nelle scuole, nei bar. Lo facciamo per 10 giorni, quando si tratta di una missione popolare, oppure tre giorni, quando si tratta di un’iniziativa che chiamiamo “Tre giorni con Maria”. Il secondo campo in cui operiamo è la carità, cioè siamo impegnati nelle varie opere di servizio all’uomo, abbiamo case di accoglienza per persone senza dimora qui e in altre sedi. A Roma abbiamo il servizio per i senza dimora di piazza San Pietro e il servizio doccia.
A Udine lavoriamo un po’ con i carcerati, così come al sud, oppure negli ospedali. Ecco quindi l’incontro con le persone. Questa dimensione per noi è
importante perché Vincenzo de Paoli è dichiarato il patrono di tutte le opere di carità. Il terzo versante è quello della formazione del clero e dei laici, soprattutto per quanto riguarda il volontariato. Noi abbiamo un seminario a Piacenza, abbiamo molti confratelli che fanno i padri spirituali nei seminari, per esempio a Sassari, a Cagliari. In passato moltissimi seminari in Italia sono stati promossi dalla Congregazione della Missione.
San Vincenzo nasce come periodo storico dopo il Concilio di Trento, quando nascono i seminari, e lui fu uno di quelli che applicò molto i dettami del Concilio di Trento e quindi la formazione del clero. Ma anche la formazione dei laici, soprattutto per quanto riguarda il volontariato. Così la società di San Vincenzo de Paoli in cui recentemente abbiamo festeggiato per Giorgio Frassati, che era un membro attivo di Torino.
Sono passati 400 anni. E oggi viviamo in un’epoca di profondi cambiamenti, di trasformazioni radicali. In questo contesto, la figura di San Vincenzo de
Paoli resta attuale almeno per due motivi. Il primo è il primato di Cristo. Il fondamento, il riferimento ultimo, l’unica certezza. Per lui tutto nasceva da Cristo e tutto finiva in Cristo.
Il secondo aspetto è il primato dell’uomo. Dopo quello di Cristo, infatti, San Vincenzo de Paoli riconosce l’altro primato fondamentale: Gesù Cristo ha scelto di farsi uomo. E San Vincenzo scopre che la sua esistenza è strettamente legata agli altri uomini, in particolare all’uomo nella sua fragilità, nella sua umanità più autentica: Il povero, il malato, l’emarginato, la persona sola, nella verità della loro vita. E proprio lì, in quella verità, si manifesta Cristo, che ha scelto di farsi povero. Vincenzo amava Cristo e amava i poveri in Cristo; anzi, amava Cristo nei poveri. Questi due elementi, oggi come allora, restano preziosissimi.
Redazione da Ag. di inf.



