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Al cuore del Giubileo. Mons. Gervasi: “la famiglia è ponte tra generazioni e seme di Vangelo”
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In vista del Giubileo delle famiglie, durante il quale Papa Leone XIV presiederà la prima celebrazione eucaristica giubilare domenica 1° giugno, mons. Dario Gervasi, segretario aggiunto del Dicastero per i laici, afferma che “Il Giubileo è sempre un’occasione di ripartenza: un tempo favorevole per riscoprire la vocazione propria della comunità familiare, vivere e trasmettere la fede, rigenerarsi nel Vangelo, ritrovare il gusto della comunione tra le generazioni”. “La fede – sottolinea – si vive insieme. E la famiglia può diventare, anche oggi, il grembo in cui la fede si rinnova, si trasmette e si traduce in gesti concreti”. (Sir)
Un segno evidente, osserva il presule, è la Messa domenicale: quando si partecipa insieme come famiglia, si riceve una forza rigenerante dalla Parola, dall’Eucaristia e dall’incontro con la comunità. È una piccola liturgia domestica che restituisce unità e fiducia. In un tempo segnato da frammentazione e solitudine, il Giubileo è una provocazione positiva per ripartire dalla famiglia come soggetto, non come spettatore della vita ecclesiale e sociale. È un segno forte anche che siano coinvolti bambini, ragazzi e anziani: un invito a riscoprire la famiglia come ponte tra le generazioni.
Lo scenario attuale – dalla crisi demografica all’insicurezza delle giovani generazioni – impone di ripensare il sostegno e la narrazione pubblica della famiglia. “L’inverno demografico è reale, e il timore di generare nuova vita è diffuso”, spiega mons. Gervasi. Molti giovani si chiedono che futuro offrire ai propri figli: a questa paura si può rispondere creando contesti capaci di accogliere, accompagnare, sostenere. La Chiesa, in questo, ha una potenzialità generativa unica, quando vive in pienezza la sua fede. Lo si vede nei centri di aiuto alla vita, nelle esperienze di famiglie che si accompagnano reciprocamente. La solitudine si vince quando si fa comunità, quando si è “famiglie con famiglie”.
“Quando è vissuta nella fede e con consapevolezza, la famiglia diventa soggetto sociale attivo, capace di educare alla fede, al bene comune e di orientare anche le politiche pubbliche”. Lo ricorda anche il progetto Family Global Compact, articolato in quattro direttrici: relazioni familiari, cittadinanza attiva, sfide culturali e formazione alla fede. Anche nei contesti interculturali e interreligiosi, la famiglia è in prima linea nel dialogo. Le differenze, se accolte, non frammentano: arricchiscono. Il Vangelo aiuta a creare ponti con ogni cultura. È una grande occasione di testimonianza.
Family Global Compact è un progetto promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita per rafforzare il ruolo della famiglia come soggetto attivo nella Chiesa e nella società; nasce in collaborazione con diverse università cattoliche e intende promuovere una cultura della famiglia fondata sulla corresponsabilità educativa, sociale ed ecclesiale.
In questo quadro, mons. Gervasi invita a riscoprire la famiglia come “chiesa domestica”: non è solo destinataria dell’annuncio, ma soggetto generativo della fede. È nella famiglia che si accende la prima scintilla del Vangelo. Le famiglie cristiane hanno attratto con la forza della loro vita: una comunione possibile, una capacità di perdonarsi, di accogliere, di costruire relazioni stabili e libere. Per questo il Dicastero ha investito nella formazione, in particolare con i “catecumenati verso il matrimonio”, diffusi in varie lingue. Non basta invocare la famiglia: va preparata, sostenuta, valorizzata. L’obiettivo è farla tornare ad essere seme di speranza.
“Se guardiamo ai semi, allora la famiglia è ancora oggi uno dei luoghi più promettenti del Vangelo”. Ed è significativo che Papa Leone inizi il suo Giubileo proprio con questa celebrazione: è un segnale forte, provvidenziale. In un mondo che ha puntato tutto sulla libertà individuale, riscoprire la comunione, la pace, l’unità tra generazioni, può diventare una strada nuova e profonda verso il futuro.
Redazione da Ag. di inf.