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Beato Giacomo Alberione, missione: evangelizzare attraverso stampa, radio, cinema
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La ricorrenza della solennità liturgica del Beato Giacomo Alberione, ci ricorda una delle figure più affascinanti della storia della Chiesa del ‘900. Già nel 1926 scriveva: “Il mondo ha bisogno d’una nuova, lunga e profonda evangelizzazione. Occorrono mezzi proporzionati, e anime accese di fede”. Seppur fosse ancora lontano il tempo della fondazione della Società San Paolo, il sacerdote piemontese aveva già ben in mente quella che sarebbe divenuta la sua missione: evangelizzare attraverso la stampa, la radio, il cinema. Attraverso l’informazione.
La sua biografia ha tutti i crismi di un romanzo. Giacomo Alberione nasce a San Lorenzo di Fossano, in provincia di Cuneo il 4 aprile 1884; quinto dei sette figli di Michele e Teresa Allocco: genitori contadini, quelli Alberione. I primi semi della sua vocazione sacerdotale a soli sei anni: è noto, infatti, l’episodio che vede la sua maestra protagonista assieme a lui di un particolare episodio biografico. Al momento in cui la maestra chiese ai suoi alunni che cosa avrebbero fatto da grandi, il piccolo Giacomo – senza pensarci minimamente – rispose: “Voglio diventare sacerdote”.
Entrò prima nel seminario di Bra, poi in quello di Alba. Una data segnerà per sempre il suo cammino spirituale e umano: notte tra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, il giovanissimo Giacomo, durante l’adorazione del Santissimo Sacramento, sente una forte spinta interiore che lo invita a compiere una missione “insieme agli altri” per diffondere la Parola di Dio. Giacomo capisce che il suo compito sarà quello di seguire le orme di San Paolo: la comunicazione della Parola di Dio, la sua vocazione.
Ordinato sacerdote nel 1907, fu inserito nell’attività pastorale; l’anno successivo il vescovo di Alba, monsignor Francesco Giuseppe Re, gli affidò l’incarico di insegnare in seminario e lo nominò direttore spirituale dei seminaristi. Comincia, intanto, a prendere corpo nella sua mente un’intuizione: costituire “un’associazione cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivenditori cattolici”; dare a tutta questa schiera di evangelizzatori “lo spirito di apostolato”.
Altra tappa importante, il 1910: se prima il suo pensiero era rivolto ai soli laici, comprende che a fianco a lui vuole dei religiosi. Maturò quindi l’idea di formare un’organizzazione non laica “ma religiosa, dove le forze sono unite, dove la dedizione è totale, dove la dottrina sarà più pura”, così scrive il Beato Alberione. L’organizzazione religiosa si chiamerà Società San Paolo: la fonda ad Alba nel 1914.
E proprio nella città piemontese fonda una piccola tipografia. E’ l’inizio della grande impresa editoriale: comincia con la rivista “Vita Pastorale” per i sacerdoti; poi “Il Giornalino per i ragazzi”, un foglio distribuito in chiesa; poi “La domenica”, fino alla famosa “Famiglia Cristiana”.
La “Famiglia Paolina” crescerà sempre di più: dieci istituzioni in ogni continente, oggi, fanno parte della grande visione paolina: le Figlie di San Paolo, le Pie discepole del Divin Maestro, le Suore di Gesù Buon Pastore e le Suore della Regina degli Apostoli per le vocazioni, quattro istituzioni (le Annunziatine, i Gabriellini, Gesù Sacerdote, la Santa Famiglia) ed un’associazione di Cooperatori.
Alberione morirà a Roma il 26 novembre 1971. San Giovanni Paolo II l’ha proclamato beato domenica 27 aprile 2003.