Madre Teresa: quella speciale offerta di totale sofferenza a Dio, nell”oscurità dell’anima”

Redazione1
di Redazione1 Settembre 20, 2024 21:57

Madre Teresa: quella speciale offerta di totale sofferenza a Dio, nell”oscurità dell’anima”

Madre Teresa nacque a Skopje in Macedonia nel 1910, da genitori albanesi benestanti. Agnes Gancha  (Madre  Teresa), viveva in una casa dove regnava cortesia, gentilezza,  generosità,  compassione  verso  i  poveri. Nella sua famiglia la pietà e la pratica religiosa erano di primaria importanza; i figli crebbero in un clima di attenzione ai poveri.

Il desiderio di appartenere completamente a Dio comparve in Agnes per la prima volta all’età di dodici anni. “Sentii la chiamata come qualcosa di personale”.  Non fu una visione. Non ho mai avuto visioni.  Per sei anni pensai e pregai al riguardo. Talvolta dubitai persino di avere la vocazione. Ma infine ebbi la certezza che Dio mi stava davvero chiamando. La Madonna di Letnica mi aiutò a comprenderlo. Agnes ebbe la conferma della vocazione attraverso la direzione spirituale di Padre Jambretovich che lavorava instancabilmente per la causa missionaria.

Nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell’Istituto della Beata Vergine Maria, che svolgeva attività missionarie in India. E fu proprio in India che cominciò da vicino ad aiutare i malati ed a insegnare in un collegio cattolico, e nel 1937 finalmente pronunziò i voti perpetui, divenendo così Madre Teresa, nome che mantenne per il resto della vita. Ben presto, però, capì che doveva fare di più, cioè uscire dal convento e mettersi al servizio dei “più poveri tra i poveri” e degli emarginati, tra le vie della città di Calcutta, dove la sua missione ebbe ufficialmente inizio. Nel 1950 fondò la propria congregazione delle Missionarie della carità e come divisa scelse un semplice sari bianco a strisce azzurre, a quanto si dice perché aveva i colori della casta degli intoccabili, la più povera dell’India.

Scrisse nel 1958: «Nella chiamata mi hai detto che avrei sofferto molto. Dieci anni, mio Gesù, e hai fatto di me secondo la tua volontà. Ora, Gesù, ascolta la mia preghiera. Se questo ti fa piacere, se il mio dolore e la mia sofferenza, la mia oscurità e la mia lontananza ti danno una goccia di consolazione, oh mio Gesù fa’ di me ciò che desideri, finché lo desideri, senza un solo sguardo ai miei sentimenti e al mio dolore. Sono tua. Imprimi sulla mia anima e sulla mia vita le sofferenze del tuo Cuore”.

Eppure, la piccola suora albanese-indiana, in cui veniva documentata la sua lunga prova della fede – per quasi cinquant’anni visse nell”oscurità dell’anima, non “sentì” nulla, salvo in rarissimi momenti, del suo rapporto con Dio –, tanto che i laicisti credettero di capire che aveva perso la fede. E tutto ciò, oltre ogni inutile e fuorviante polemica, è molto interessante e degno di essere capito a fondo: perché quella che per la suora dei moribondi era la continuazione più ardua e pura del cammino (come per san Giovanni della Croce, rChiara Lubich e tanti altri grandi mistici antichi e moderni), per i non credenti laicisti, che per fortuna non sono affatto tutti  non credenti, era invece lo sbarramento e la fine del cammino stesso.

Una Lettera scritta alle consorelle: «Lavorare per la salvezza e la santificazione dei più poveri dei poveri, non soltanto nei bassifondi, ma anche dovunque possano trovarsi in tutto il mondo: vivendo l’amore di Dio nella preghiera e nella azione in una esistenza contrassegnata dalla semplicità e dall’umiltà del Vangelo: amando Gesù sotto l’aspetto del Pane; venerandolo e servendolo nel volto sfigurato dei più poveri dei poveri, sia materialmente che spiritualmente, riconoscendo in loro e restituendogli l’immagine e la somiglianza di Dio.».

Nel corso degli anni ottanta nacque poi l’amicizia fra papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa, i quali si scambiarono visite reciproche. Grazie all’appoggio di papa Wojtyła, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell’ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.

Il suo lavoro instancabile tra le vittime della povertà di Calcutta l’ha resa una delle persone più famose al mondo e le valse numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1979. Madre Teresa non si considerava una suora di vita attiva, anzi, di sé e delle altre Missionarie della Carità diceva: “siamo delle contemplative che vivono in mezzo al mondo”.

Morì nel 1997, ed a seguito dei numerosi miracoli ottenuti per sua intercessione è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 e santa da papa Francesco il 4 settembre 2016.

 

 

 

 

Redazione da ss. di inf.

 

 

 

 

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