Francesco, la Slovacchia è chiamata ad essere “messaggio di pace nel cuore dell’Europa”

Redazione1
di Redazione1 Settembre 13, 2021 22:58

Francesco, la Slovacchia è chiamata ad essere “messaggio di pace nel cuore dell’Europa”

Papa Francesco, dopo il primo giorno segnato dall’incontro con le realtà ecumeniche e da quello (privato) con i gesuiti nella sede della nunziatura, dà inizio ufficiale agli intensi giorni in terra slovacca con una visita al Palazzo Presidenziale, un incontro con la presidente Zuzana Čaputová, e poi il consueto discorso alla società civile. (AciStampa)

Nel suo discorso il Papa mette in rilievo che la Slovacchia quale terra di mezzo e luogo dell’Europa centrale e’ anche ponte tra Oriente e Occidente. Loda poi il fatto che 28 anni fa Repubblica Ceca e Slovacchia nacquero come Paesi indipendenti senza alcun conflitto, subito dopo la canonizzazione di Sant’Agnese. Una storia, dice il Papa, che chiama la Slovacchia ad essere “messaggio di pace nel cuore dell’Europa”, come suggerisce la striscia blu della bandiera che “simboleggia la fratellanza dei popoli slavi”.

Papa Francesco sottolinea anche la necessità di “fratellanza per promuovere una integrazione sempre più necessaria”, una fratellanza che “urge ora”, nel mondo del quasi post-pandemia, dove c’è anche il rischio di “lasciarsi trasportare dalla fretta e dalla seduzione del guadagno, generando un’euforia passeggera che, anziché unire, divide”.

Non basta la ripresa economica, sottolinea Papa Francesco, serve la solidarietà, per questo chiede che la Slovacchia sia esempio per una Europa che si distingua “per una solidarietà che, valicandone i confini, possa riportarla al centro della storia”. E ricorda anche che “la storia slovacca è segnata in modo indelebile dalla fede”, e auspica che questa fede aiuti ad “alimentare in modo connaturale propositi e sentimenti di fraternità” sull’esempio dei Santi Cirillo e Metodio, che predicarono quando il cristianesimo era unito.

Papa Francesco invita poi a riflettere sul pane che è stato “scelto da Dio per rendersi presente tra noi” ed è “essenziale”. Non solo: nel Vangelo il pane “viene sempre spezzato”, un gesto che “ci dice che la ricchezza vera non consiste tanto nel moltiplicare quanto si ha, ma nel condividerlo equamente con chi abbiamo intorno”. E aggiunge che “il pane, che spezzandosi evoca la fragilità, invita in particolare a prendersi cura dei più deboli”, e nota che “lo sguardo cristiano non vede nei più fragili un peso o un problema, ma fratelli e sorelle da accompagnare e custodire”.

Il pane “spezzato ed equamente condiviso – continua Papa Francesco – “richiama l’importanza della giustizia, del dare a ciascuno l’opportunità di realizzarsi” e per questo “è necessario adoperarsi per costruire un futuro in cui le leggi si applichino equamente a tutti, sulla base di una giustizia che non sia mai in vendita. E perché la giustizia non rimanga un’idea astratta, ma sia concreta come il pane, è da intraprendere una seria lotta alla corruzione e va anzitutto diffusa la legalità”.

E ancora, il pane è quotidiano, e “il pane di ogni giornata è il lavoro”, così “come senza pane non c’è nutrimento, senza lavoro non c’è dignità”. Sottolinea Papa Francesco: “Alla base di una società giusta e fraterna vige il diritto che a ciascuno sia corrisposto il pane del lavoro, perché nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune”.

Quindi, il sale ( al suo arrivo due bambini in abito tradizionale gli hanno offerto in segno di accoglienza, il pane, il sale e i fiori), “primo simbolo che Gesù usa insegnando ai discepoli” (Voi siete il sale della erra”, che “prima di tutto dà gusto ai cibi”. È un segno, per Papa Francesco, perché non bastano “strutture organizzate ed efficienti per rendere buona la convivenza umana, occorre sapore, occorre il sapore della solidarietà. Infatti, come il sale dà sapore solo sciogliendosi, così la società ritrova gusto attraverso la generosità gratuita di chi si spende per gli altri”.

 

Nota Papa Francesco: “È bello che i giovani, in particolare, vengano motivati in questo, perché si sentano protagonisti del futuro del Paese e lo prendano a cuore, arricchendo con i loro sogni e con la loro creatività la storia che li ha preceduti”. Sottolinea quindi che il sale “oltre che dare sapore, serve a conservare gli alimenti”, e augura “di non permettere mai che i fragranti sapori delle vostre migliori tradizioni siano guastati dalla superficialità dei consumi e dei guadagni materiali”, né dalle “colonizzazioni ideologiche”.

Il Papa ricorda che “in queste terre, fino ad alcuni decenni fa, un pensiero unico precludeva la libertà; oggi un altro pensiero unico sembra svuotarla di senso, riconducendo il progresso al guadagno e i diritti ai bisogni dell’individuo”. E così, “oggi, come allora, il sale della fede non è una risposta secondo il mondo, non sta nell’ardore di intraprendere guerre culturali, ma nella semina mite e paziente del Regno di Dio, anzitutto con la testimonianza della carità”.

Il Papa ricorda che la Costituzione “menziona il desiderio di edificare il Paese sull’eredità dei Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa”, i quali “fecondarono con il Vangelo la cultura generando processi benefici”. “E’ questa la strada: non la lotta per la conquista di spazi e di rilevanza, ma la via indicata dai Santi, la via delle Beatitudini. Da lì, dalle Beatitudini, scaturisce la visione cristiana della società”.

I Santi Cirillo e Metodio hanno inoltre mostrato “che custodire il bene non significa ripetere il passato, ma aprirsi alla novità senza sradicarsi”. Sale della Slovacchia – aggiunge Papa Francesco – sono “scrittori, poeti e uomini di cultura”, che hanno avuto “vite passate attraverso il crogiuolo della sofferenza”, messi in carcere, rimanendo però “fulgidi esempi di coraggio, coerenza e giustizia” e sapendo anche perdonare.

“Ripartiamo dunque dal riconoscimento, è la conclusione, che siamo tutti fragili e bisognosi degli altri. Nessuno può isolarsi, come singoli e come nazioni”.

 

 

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