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La maratona, metafora della vita: “spingersi oltre i propri limiti”
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“La maratona è una sorta di credo permanente: basta aver corso una volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. Un po’ come per la psicanalisi. Sì, la considero una forma di arte marziale, una disciplina interiore. Lo è intrinsecamente. Per gli allenamenti che richiede, per il modo in cui ti porta a percepire l’ambiente, per lo sforzo che esige dal tuo corpo. Il maratoneta è un samurai con le scarpette al posto della spada: è estremamente severo verso se stesso, non si perdona mai, è costantemente in lotta contro i propri limiti…” (Mauro Covacich)
Lo sport, uno stile di vita, un mondo meraviglioso che tutti dovrebbero provare almeno una volta poiché allena fisico, cuore e mente. Fortifica il carattere, insegna ad affrontare al meglio i momenti di difficoltà e di crisi. Ti fa star bene, ti permette di sviluppare autoconsapevolezza, autoefficacia e resilienza. Migliora l’autostima, rafforza il tono dell’umore. Crea rete tra persone anche di culture diverse, aumenta il senso di rispetto e di umiltà. Lo sport ti insegna a conoscere i tuoi limiti ed a superarli, a perseguire i tuoi obiettivi, a lottare per essi, ti rende felice quando al termine di una lunga preparazione fatta di alti e bassi, riesci a conseguire l’obiettivo prefissato. Ti plasma, quando l’obiettivo non viene raggiunto e con la massima umiltà tu chiudi un capitolo per aprirne immediatamente un altro, con una nuova consapevolezza ed una nuova forza.
Come affermava il grande Emil Zatopek, mezzofondista e maratoneta cecoslovacco, detto anche “ La locomotiva umana”, in assoluto uno dei più grandi corridori di lunga distanza della storia: “Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona”. Ed è proprio così perché la maratona a pieno titolo può essere considerata la metafora della vita. Una vera e propria esperienza che racchiude in quei 42,195m. il riassunto delle varie dinamiche che caratterizzano lo scorrere della nostra vita, di come la stessa vada affrontata, dalla nascita alla morte, dello spingersi oltre con la consapevolezza dei propri limiti. L’euforia, la sofferenza, la gioia, il dolore, i dubbi, la forza fisica e quella mentale, sono tutti elementi che si articolano e si intersecano tanto nello sport, in particolare la maratona, quanto nella vita di tutti i giorni con i suoi alti e bassi, con le difficoltà e le gioie, le scelte, gli obiettivi e i traguardi.
Correre una maratona richiede impegno e totale dedizione. Una vera e propria vocazione per chi decide di dedicare il proprio tempo alla realizzazione di un’impresa cosi eccezionale fatta di allenamenti quotidiani, momenti di crisi e condizioni non sempre ottimali sia fisiche che mentali. Uscire ad allenarsi quando il resto del mondo si riposa. E tu sei li, con il tuo credo permanente, con il tuo obiettivo, a sudare per conseguirlo. E non ti importa dei dolori, della sofferenza, della stanchezza. Sei tu e il tuo obiettivo: il traguardo e quella tanto desiderata medaglia al collo.
Un buon maratoneta deve maturare sotto due aspetti, quello fisico e quello mentale gestionale. Gestire il ritmo, dosare le energie fisiche e mentali: rimanere rilassati e non farsi prendere dalla tensione nervosa e dalla paura sono tutte doti di un podista maturo che ha imparato a correre non solo con le gambe ma anche con la testa e con il cuore. La corsa quindi come metafora individuale o di squadra? Entrambe le cose. Si corre da soli, con se stessi con le proprie forze e i propri limiti, ma si corre anche insieme ad altri e nel rispetto degli altri.
Nella maratona hai tutto: la partenza potrebbe essere paragonata al momento della nascita, quando ti apri al mondo pieno di risorse, talento, potenzialità. Man mano che i km procedono sopraggiunge la fatica, i primi dubbi, i primi dolori. Tali ostacoli aumentano man mano che si procede verso il traguardo ed a un certo punto, arriva il momento in cui accanto al gesto atletico propriamente inteso, un ruolo fondamentale viene giocato dalla mente. E vai avanti, in vista di quel traguardo che prima o poi finalmente visualizzi e fai tuo. Da solo ma in mezzo agli altri. Ed a volte, la condivisione del percorso con altri diventa stimolo quando le energie vengono meno. Come quando si lavora: ci sono momenti in cui è importante essere da soli, raccogliere le forze per andare avanti e stringere i denti, come ci sono momenti in cui la condivisione dell’entusiasmo o delle preoccupazioni facilitano il fare squadra, e stimolano l’auto aiuto.
Il correre, con le sue fatiche e le sue incertezze si può applicare a tutte le situazioni particolari della vita quindi, ma anche ai nostri progetti.
Quando partiamo per una nuova iniziativa siamo pieni di idee, entusiasmo ed energia, ma ci manca la capacità decisionale; poi alla lunga sicuramente accumuliamo esperienza, impariamo come si fa, che si traduce sicuramente in capacità decisionale. Durante il percorso dobbiamo anche far fronte a momenti di stanchezza quando le risorse vengono meno: chi non si è mai trovato in situazioni in cui si fatica a trovare forze, soprattutto mentali, per chiudere i progetti?
Riuscire a correre una maratona, a raggiungere il traguardo, a conquistare la medaglia tanto desiderata, rende l’idea meglio di qualsiasi altra cosa, di come vada affrontata la vita.
Gabriella Forlese
Messina Religiosa su FaceBook
Sir
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