“Aiuto alla Chiesa che Soffre”: il sostegno ai perseguitati, ai bambini cristiani sottoposti ad orribili misfatti

Redazione1
di Redazione1 Agosto 5, 2020 00:02

“Aiuto alla Chiesa che Soffre”: il sostegno ai perseguitati, ai bambini cristiani sottoposti ad orribili misfatti

 La persecuzione dei cristiani è “una realtà dolorosa”, ma che “attesta la fedeltà dei testimoni”. “Quanti cristiani, e fra questi tantissimi bambini, sono perseguitati anche oggi in tutto il mondo!”, ricorda spesso Francesco: “Soffrono per il Vangelo con amore, sono i martiri dei nostri giorni. E possiamo dire con sicurezza che i cristiani perseguitati di questi tempi sono più dei martiri dei primi secoli: tanti martiri, soltanto per il fatto di essere cristiani”. Ma “L’unica paura che il discepolo deve avere”, spiega il Papa, “è quella di perdere il dono divino della la vicinanza, dell’amicizia con Dio e il coraggio di testimoniare Gesù davanti agli uomini”.

In alcuni Paesi al mondo essere dei bambini cristiani significa anche essere “trucidati in attentati kamikaze, uccisi nel grembo della madre in attacchi anticristiani, obbligati a lasciare le proprie case e a vivere in campi profughi, resi schiavi e costretti ad assistere ai brutali assassini dei loro genitori”. Eppure sono proprio loro il futuro del Cristianesimo, soprattutto nelle aree in cui le comunità cristiane rischiano di scomparire. Ora, una campagna speciale per i bambini cristiani, con tre progetti specifici a loro sostegno in Siria, Pakistan e Sierra Leone, è dedicata da “Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS)”.

In Pakistan, ACS assicurerà il catechismo dei 250 piccoli fedeli della parrocchia del Santo Rosario di Warispura vicino Faisalabad, spiega Marta Petrosillo di ACS. Le loro famiglie vogliono che i figli siano ben formati alla fede cristiana, in un contesto in cui l’Islam è maggioritario e spesso sfocia nel fondamentalismo. In Sierra Leone, la Fondazione sosterrà la fede dei piccoli cristiani donando mille Bibbie del Fanciullo e mille Libretti del Rosario ai bambini della diocesi di Kenema nel Sud del Paese.

In Siria, invece, ACS sosterrà l’asilo delle suore Francescane Missionarie di Maria che accoglie gratuitamente i bimbi delle famiglie povere di tre sobborghi di Damasco, Kachkoul, Douela e Yaafur. “I bambini sono le prime vittime del conflitto siriano – dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la direttrice dell’asilo, suor Renée Coussa – nei loro occhi vi è sempre un velo di tristezza, hanno paura di qualsiasi rumore che gli ricordi il fragore delle bombe e sono spesso irrequieti. Per questo assicuriamo loro anche assistenza psicologica. Assistiamo a tanti drammi, ad esempio qualche mese fa i padri di due dei nostri alunni sono scomparsi. Come spiegarlo ad un bambino di tre anni che aspetta il papà?”.

Alla violenza della guerra si aggiunge la miseria in cui vivono tante famiglie siriane. L’asilo, che assiste 44 bambini dagli 8 mesi ai 5 anni, è una delle poche strutture gratuite e cerca altresì di sopperire alle gravi carenze alimentari. “Ogni giorno diamo ai piccoli del latte, perché non tutte le famiglie possono permettersi di comprarlo e i bambini hanno gravi carenze di calcio. Poi carne, marmellata, uova, cioccolata. Tutto ciò che a casa non mangiano mai”.

Ma anche le suore devono purtroppo fare i conti con le terribili condizioni economiche. “Tra due settimane – racconta suor Renée – finirà il carburante per il riscaldamento e non abbiamo i soldi per acquistarlo”. La presenza dell’asilo delle religiose – le quali assistono come possono anche le famiglie dei bambini – è fondamentale per la locale comunità cristiana. “Tanti cristiani hanno lasciato la Siria in questi anni di guerra e molti altri pensano di emigrare – spiega la religiosa – ma quando le famiglie trovano qualcuno che le aiuti, scelgono di restare. Il nostro asilo è molto importante, perché è tra i pochi gratuiti. Aiutateci a donare a questi bambini e ai loro genitori un po’ di gioia e soprattutto un modo per sopravvivere. Perché la vita in Siria è davvero dura”.

Ma Aiuto alla Chiesa che Soffre, spiega Andrea Gagliarducci, dà sostegno ai cristiani perseguitati in tutto il mondo. E non solo con campagne visibili o finanziando progetti. Ma anche inviando borse di studio per permettere ai sacerdoti di formarsi, facendo celebrare Sante Messe, editando una Bibbia del Fanciullo venduta in 51 milioni di esemplari dal 1979, Una raccolta che l’anno scorso ha raggiunto i 111 milioni di euro.

Ne è stata fatta di strada da quando, nel 1947, padre Werenfried von Straten aveva messo su una associazione di aiuto per i cristiani della Germania dell’Est, diventata ben presto una associazione per aiutare i cristiani oltre cortina e infine tramutatasi negli anni Settanta una agenzia mondiale per la Chiesa che Soffre in tutto il mondo, riconosciuta come fondazione di Diritto Pontifico nel 2011.

Per aiutare nella crisi, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha inviato anche in Sri Lanka aiuti per un totale di 122.753 euro, in molte regioni, per ricostruire parrocchie, comprare veicoli o fornire contributi per programmi di rinnovamento pastorale. I donatori italiani hanno complessivamente destinato 531.300 euro alla Siria – arrivati ai bambini di Aleppo e alla ricostruzione della cattedrale, ai malati di Homs, ai cristiani rifugiati. Quindi, 486.300 euro sono stati destinati all’Iraq, con lo scopo di agevolare il rientro di famiglie cristiane nelle terre che abitavano prima dell’arrivo dell’ISIS; 345.377 euro sono stati inviati in Venezuela, specialmente ai poveri, con l’iniziativa delle “Pentole solidali”; 257.029 euro sono stati inviati in Nigeria, 234.616 euro sono stati inviati in Pakistan; 445000 euro in Egitto.

Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, sottolinea che “in Italia è in atto un processo di secolarizzazione che tenta di relegare il cattolicesimo in un angolo, puntando a dimostrare che la comunità italiana può vivere meglio liberandosi di questo fardello religioso. In questo contesto, i nostri 17 mila donatori (6500 in più del 2015) mostra che ci sono persone che non solo pregano, ma anche che aiutano fratelli cristiani in Paesi differenti dal nostro, aiutando persone che non conosceranno mai”.

Thomas Heine-Geldern, presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, spiega che il motivo per cui Aiuto alla Chiesa che Soffre fa questo lavoro è “per costruire un ponte di pace e di amore” e per ricordare che siamo di fronte alla più difficile situazione di persecuzione religiosa nei secoli”.

 

 

 

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